Insubria, la nuova frontiera degli erbicidi: «Funzionano meglio e ne servono meno»

Lo studio Silvia Gazzola lavora a un progetto destinato all’agricoltura: un milione dal ministero. «Inseriamo nutrienti che la pianta riconosce e assorbe, in questo modo l’azione è più potente»

Aumentare l’efficacia degli erbicidi pur riducendone l’impiego, così da agevolare la produttività dei campi con un minore impatto ambientale.

Questo il progetto di Silvia Gazzola, ricercatrice di 35 anni dell’Università dell’Insubria, finanziato con un milione di euro derivante dai fondi del ministero dell’Università e della ricerca. Gazzola è uno di quei “cervelli” che tornano, dopo le esperienze all’estero, pronta a dare il proprio contributo per la ricerca e a portare in alto, ancora una volta, il nome dell’Insubria.

Il Green deal

La sua ricerca è focalizzata sull’uso degli erbicidi che, entro il 2030, dovrà essere drasticamente diminuito come chiede il Green deal europeo: uno dei motivi per cui gli agricoltori stanno protestando, in questi giorni, in tutta Europa, Italia compresa. Pare, infatti, che degli erbicidi non si riesca a farne a meno, se non a prezzo di basse rese nei raccolti: in alcuni casi, anche meno della metà. L’idea della ricercatrice comasca, però, può segnare una svolta in questo senso.

«Al momento c’è un problema con gli erbicidi che ci sono in commercio – spiega Gazzola – deriva dal fatto che ci sono sempre più erbacce che rovinano il raccolto. Le erbacce stanno diventando resistenti e quindi i prodotti sono sempre meno efficaci, così si aumentano le dosi nei campi coltivati, con le inevitabili controindicazioni e tossicità che derivano. C’è inoltre la questione della limitazione entro il 2030 dell’uso di erbicidi imposto dall’Europa con il Green deal».

Serve dunque trovare una soluzione, per potenziarne l’effetto senza compromettere i raccolti e impattare sull’ambiente. «Il mio progetto nasce con la collaborazione di Bayer Crop Science e del dottor David Barber – aggiunge ancora Gazzola - Non vogliamo fare erbicidi nuovi al 100%, ma migliorare quelli esistenti rendendoli più efficaci. Inseriamo nutrienti che la pianta riconosce meglio, li assorbe e in questo modo si distribuiscono meglio e l’azione è più potente. Questo comporta un dosaggio minore, con ripercussioni positive anche sull’ambiente».

Gazzola è una ricercatrice di chimica organica, il cui lavoro si basa sulla produzione di molecole bioattive per la produzione di antitumorali più efficaci e meno tossici. Come detto, dopo esperienze all’estero ha deciso di tornare, per dare qui il proprio contributo.

I finanziamenti

«Ho fatto il dottorato all’Insubria, poi ho avuto il contratto di un anno in Bayer Crop Science grazie a una borsa europea – conclude Gazzola - Sono quindi stata un anno a Zurigo e ora sono tornata come ricercatrice».

L’Insubria non può che essere felice e orgogliosa dell’ennesimo talento uscito dai banchi dell’università. «Nel dipartimento di Scienze e alta tecnologia le scienze esatte vanno a braccetto con le scienze applicate e questo rende l’ambiente estremamente competitivo – aggiunge Michela Prest, direttrice del dipartimento - Solo l’anno scorso sono arrivati 5 milioni di euro e ora questo progetto, per un altro milione di euro».

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