Altro che bandirli
Ora i “moretti”
vanno a ruba

Volano gli ordini per l’azienda svizzera che li produce nonostante la scelta di Migros che li ha tolti dagli scaffali

Sono bastati di fatto 11 giorni perché si passasse dal grido “al bando i moretti” (o teste di moro) sull’onda emotiva dell’uccisione di George Floyd negli Usa all’annuncio dell’azienda in Canton Argovia che li produce dal 1946: «Abbiate un po’ di pazienza, per le consegne servono almeno due settimane tante e tali sono le richieste».

Insomma, il moretto - il dolce al cioccolato con un cuore di panna appoggiato su un wafer, il tutto avvolto nella storica carta dorata - sembra aver superato anche questa tempesta, che obiettivamente ha appassionato in Svizzera e non solo un po’ tutti, a cominciare da numerosi esponenti della politica cantonale e federale.

Di fatto, ancora oggi pieno di carburante, caffè e moretti rappresentano un’abitudine radicata per molti comaschi che si recano in Ticino, senza scomodare i decenni scorsi quando i frontalieri di ritorno il venerdì dal lavoro (ri)portavano a casa questo dolce introvabile in Italia, per la gioia soprattutto dei più piccoli. Era stato il colosso Migros ad annunciare via twitter il “no grazie” ai moretti. «Molte persone si sono sentite ferite da questo nome - il messaggio postato dal gruppo Migros -. Dopo anni di discussione e visti gli sviluppi attuali abbiamo deciso di togliere il prodotto dagli scaffali». E anche il gruppo Manor, a stretto giro, aveva deciso di ritirare i moretti. Fine di un’epoca? Parrebbe proprio di no, perché dal Canton Argovia, uno dei più settentrionali della Svizzera, l’inossidabile Robert Dubler, 73 anni, che dal padre ha ereditato la produzione dello storico dolce, ha fatto sapere al quotidiano di lingua tedesca Aargauger Zeintug che «le vendite vanno a gonfie vele».

«Stiamo organizzando il lavoro su più turni e attualmente le consegne contano un ritardo di circa 5mila scatole - ha spiegato Dubler -. Cambiare il nome? No, quella era il nome coniato da mio padre». Sicuramente su questa azienda del Canton Argovia si sono accesi i riflettori di tutta la Confederazione. Peraltro il titolare ha fatto sapere che «quasi il 50% delle vendite avviene direttamente», dunque la messa al bando dei due gruppi di commercio al dettaglio non spaventa più di tanto. Anzi, l’azienda argoviese ha invitato tramite il proprio sito internet a ordinare «una scatola alla volta». In verità, già qualche anno fa i moretti erano finiti nell’occhio del ciclone, sempre per via del loro nome. Già allora, qualcuno aveva proposto di boicottarne l’acquisto, senza trovare grosso seguito. Di sicuro, questa nuova polemica pare destinata a durare ancora a lungo. Tra i vari interventi istituzionale, c’è da registrare la presa di posizione della presidente della Commissione federale contro il razzismo, Martine Brunschwig Graf, che alla Rsi ha fatto sapere che «mantenere quel nome è illegale. Non si capisce perché si continui a produrre quel dolce con un nome che sembra solo voler disturbare la sensibilità di molti cittadini».

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