Alunni e prof in quarantena
«Ha senso ripartire così?»

Como: alcuni presidi firmano l’appello a favore del rinvio di 15 giorni. «Contagi boom, non reggeremo». «Valuterò se lasciare tutti in Dad»

«Rischiamo di trovarci le classi a metà o senza docenti». È il timore delle scuole lariane: cominciare lunedì le lezioni con sezioni dimezzate e privi del personale adeguato per garantire tutte le lezioni. L’imponente crescita dei contagi ha colpito tutti i settori, compreso quello scolastico: per questo, la grandissima parte degli addetti ai lavori avrebbe preferito un rientro in dad.

«L’aumento dei casi è sotto gli occhi di tutti e il picco non è ancora stato raggiunto – commenta il preside del Volta Angelo Valtorta – stando agli ultimi riscontri, nell’istituto c’è un numero considerevole di alunni contagiati. Se lunedì la situazione è quella odierna, considerando anche il personale positivo non so se riusciremo a garantire il perfetto funzionamento della macchina scolastica: c’è il rischio d’avere classi scoperte perché mancano alcuni docenti». Un’ulteriore criticità riguarda l’individuazione degli studenti vaccinati per l’applicazione del nuovo protocollo: essendoci di mezzo la privacy di alunni in grandissima parte minorenni, non sono da escludere, in prospettiva, possibili azioni legali da parte delle famiglie.

Lo scenario

«Sono per la scuola in presenza – continua il dirigente – ma, visto il contesto, due settimane a distanza non spaventerebbero nessuno. Spero non si presenti la necessità, ma se lunedì la situazione fosse ingestibile, non escludo la possibilità di mandare tutti in dad». Insieme con oltre duemila colleghi, il preside del Volta ha firmato «un appello urgente per la ripresa delle lezioni a distanza per due settimane». In città, hanno sottoscritto il documento Lucia Chiara Vitale , (istituto comprensivo Como Albate), Nora Calzolaio (Pessina), Giusi Porro , (istituto comprensivo Como Lago) e Michela Ratti (istituto comprensivo Como Lora Lipomo). In supporto ai dirigenti, è arrivata la condivisione dell’appello da parte di oltre duemila docenti: una quindicina le firme degli insegnanti delle scuole cittadine.

«Premetto – spiega Lucia Chiara Vitale, dirigente di Como Albate – sono per la scuola in presenza e il documento sottoscritto non è un inno alla dad. È solo una richiesta di ascolto per prendere atto del contesto reale. Ogni tanto sembra che si legiferi senza tenere conto di quanto stia accadendo».

Peraltro, i presidi degli istituti comprensivi si trovano a dover applicare protocolli differenti per materne, elementari e medie. «Inoltre – aggiunge – i contagi crescono molto nella fascia d’età delle elementari, dove la percentuale di vaccinazione è molto bassa. Il sistema rischia d’ingolfarsi nel giro di una settimana».

Le mascherine non ci sono

Non ha firmato l’appello, ma anche il preside del Giovio non vedrebbe male una ripartenza scolastica a distanza: «Abbiamo già notizia di molti ragazzi che non rientreranno e docenti in attesa dell’esito del tampone – spiega Nicola D’Antonio – di fatto, rischiamo di trovarci di fronte alcune classi dimezzate o prive di docenti. Quindi, una presenza formale e una dad nei fatti». Un’altra questione riguarda le mascherine Ffp2, destinate sia al personale a contatto con bambini e alunni esonerati dall’obbligo, sia agli studenti delle medie e delle superiori in auto sorveglianza. Al momento, non sono arrivate le scorte dal ministero e le scuole dovranno fare affidamento sulle proprie.

«Ne abbiamo acquistate tremila per tutti i nostri docenti, rafforzando pure la sanificazione dei locali – conclude Alfonso Corbella , presidente di Dedalo, la realtà che gestisce le Orsoline – le difficoltà ci saranno: per questo sarà importante la collaborazione delle famiglie».

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