Andrea, l’ultimo volo
I suoi compagni:
«È stato sfortunato»

L’incidente dell’avvocato morto in Friulinel racconto dei “parapendisti” che si trovavano con lui. «Eravamo convinti che fosse rientrato, sbagliavamo»

«La verità è che Andrea è stato sfortunato, sfortunatissimo. Non avevamo mai visto niente di simile».

Manuele Dondi, Mattia Tommasi e Stefano Dondi sono i tre “parapendisti” che venerdì si trovavano con Andrea Noseda a Soriska Planina, in Slovenia, per una nuova tappa del “World Xcontest 2021”, una specie di campionato del mondo di parapendio che si protrae per tutto un anno, in base a una formula che prevede la possibilità di volare un po’ ovunque dove si vuole e quando si vuole, pur di accumulare e omologare chilometri, e con i chilometri i punti necessari per risalire la classifica.

Benché “nascesse” come deltaplanista, Andrea Noseda si era innamorato del parapendio, e aveva imparato in fretta. Nella classifica generale del World Xcontest, era addirittura sesto su 12mila iscritti, mentre il suo amico Stefano veleggia tuttora in zona podio: «La gara finisce il 30 settembre - racconta ora Manuele - e questo volo da Soriska Planina era l’occasione buona per accumulare ancora punti e consolidare, se non risalire ulteriormente la classifica. Il programma era che Andrea e Stefano avrebbero volato mentre io sarei rimasto a far assistenza da terra. In pratica, se finisci in mezzo a un campo, serve qualcuno che venga a recuperarti. La gara si gioca sui punteggi che accumuli per ogni chilometro, a seconda che il volo sia di sola andata oppure di andata e ritorno. Avevamo fatto i conti di quello che sarebbe servito per guadagnare ancora terreno. L’obiettivo di venerdì era di volare per 220 chilometri, rientrando a Soriska».

Verso il punto di svolta

Il tempo era buono. Qualche nuvola. Niente che potesse preoccupare. «Andrea e Stefano hanno volato insieme fino alla boa, che non è altro che il punto di svolta, dove inverti la rotta e riprendi la strada di casa. È un po’ come fosse una regata, con la differenza che in barca la boa si trova in un punto fisso mentre nel volo a vela la scegli tu. Quando svolti la tua posizione viene registrata, e quella posizione diventa la tua boa. Andrea e Stefano erano vicini, ma non vicinissimi. Quando ha virato, un po’ più a ovest rispetto ad Andrea che si trovava più avanti, Stefano non l’ha più visto, e ha pensato che fosse andato oltre... Ma quando è rientrato a Soriska, Andrea non c’era. Ci siamo illusi allora che si fosse spinto ad atterrare ancora più avanti... Bene, ho pensato io, anzi: meglio. Avrebbe accumulato altri chilometri e altri punti con i quali salire ancora più su in classifica. Poi però abbiamo cominciato a preoccuparci. Il telefono squillava a vuoto. Gli ho mandato uno, due messaggi. Niente. A quel punto abbiamo contattato i suoi familiari. Speravamo che gli avessero parlato, ma neppure loro sapevano nulla».

Ormai erano passate le 19. Ed è stato allora che si è deciso di mettere in moto la macchina dei soccorsi. Purtroppo quando gli elicotteri si sono alzati in volo, le prime ombre della sera già annerivano valli, boschi e dirupi. E proseguire si è rivelato impossibile.

«Quella mattina, prima del decollo - ricorda ancor Manuele -, avevo chiesto ad Andrea se avesse con sé un logger (un dispositivo di tracciamento della posizione, ndr) e lui mi aveva girato un link che in realtà non funzionava. Se fosse stato in funzione avrei visto subito che il logger si era bloccato fin dalle 14. C’è un rilevatore del tasso di caduta che manda un segnale preciso. Ma non ha funzionato». Alle 6 del mattino di sabato gli elicotteri sono tornati in volo e con gli elicotteri anche le vele di Manuele e Mattia: «Fino alle 14, tra il monte Frascola e Tramonti, non s’è trovato nulla, poi abbiamo chiesto ai piloti se potevamo dare una mano. Attorno c’erano altri parapendii, in tutto una dozzina, ancora impegnati nella gara. Lo abbiamo trovato, lì, tra i pini mughi sotto quella parete, quando gli elicotteri si sono fermati per fare carburante. È stato Mattia a trovarlo. Volava poco più sotto di me. Ha fatto la boa e s’è visto davanti agli occhi quella vela gialla, inconfondibile, appesa alla roccia. No, Mattia non ha capito subito che non c’era più nulla da fare, anzi. Ha sperato. Abbiamo tutti sperato».

Domani alle 11 il funerale

È difficile dire come sia andata, difficile e forse anche un po’ inutile. I suoi amici sono convinti che Andrea sia rimasto vittima di un incidente di quelli che non capitano mai, o quasi. L’atterraggio di emergenza, l’apertura del paracadute, quel maledetto costone di roccia, la vela che si strappa. Arrivare anche un minuto dopo non sarebbe valso a salvargli la vita.

Ieri la Procura ha “liberato” la salma, che è stata riportata a Como.

I funerali sono in programma domani, martedì 24 agosto, alle 11 al cimitero di Moltrasio.

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