Archiviata l’accusa di gestione illecita di rifuti a don Giusto della Valle: era destinata al bene confiscato alle mafie

L’inchiesta Raccolta fondi da destinare al bene confiscato alle mafie con materiale ferrosi. Tutto assolutamente lecito

Quando a far del bene rischi pure di finire nei guai. Don Giusto Della Valle, parroco di Rebbio attivissimo per l’impegno sociale a favore dei più deboli, ha dovuto affrontare un’accusa penale dopo che la Forestale lo ha denunciato per gestione illecita di rifiuti non pericolosi. Una vicenda quasi paradossale, terminata con la richiesta di archiviazione formulata dalla stessa Procura e diventata definitiva, dopo che il giudice delle indagini preliminari ha accolto.

Tra le tante attività che vedono don Giusto spendersi in prima persona, vi è anche la gestione dei beni confiscati alle mafie. In particolare un paio di anni fa il parroco di Rebbio, insieme con il Decanato di Appiano Gentile, ha avuto in gestione il ranch di Oltrona San Mamette che fu di proprietà di Bartolomeo Iaconis, boss della ’ndrangheta che sta scontando l’ergastolo perché condannato come mandante di un omicidio avvenuto nel 2008 a Bulgorello di Cadorago.

Quando don Giusto ha iniziato la gestione del bene, si è ritrovato a dover ripulire - con i volontari il maneggio dalle circa 200 slot machines che erano nel magazzino, dalle macerie dovute all’abbandono dopo il sequestro e da quelle per la demolizione di interi muri da parte degli inquirenti alla ricerca di contanti nascosti, poi trovati murati sotto una caldaia.

L’attività di raccolta e smaltimento dei rifiuti, ancorché delegata ai volontari di don Giusto, come hanno sottolineato le legali del parroco (avvocatesse Elena Vimercati e Simonetta Luzzi), era comunque in capo al comune di Oltrona.

Succede che a un certo punto i cittadini sono stati invogliati a conferire i propri oggetti ferrosi presso il “Ranch”, anche per poter destinare quel poco di ricavato delle operazioni di conferimento ai lavori per il bene confiscato, così anche per far fronte alle spese di recupero e gestione, non certo basse. Ma, come sottolineato anche dalla difesa, tutti «i rifiuti sono stati regolarmente ritirati e smaltiti da una ditta autorizzata».

Ciononostante, nel corso di un sopralluogo - forse stimolato da qualche residente della zona - la Forestale ha contestato a don Giusto il reato di gestione illecita di rifiuti non pericolosi. La Procura di Como, in realtà, ha ritenuto il reato totalmente insussistente. Sia perché il maneggio di Oltrona non è mai stato trasformato in discarica, sia perché comunque l’intera attività delegata da don Giusto è sempre stata regolarmente in capo al Comune. Da qui l’archiviazione di tutte le accuse.

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