Nidi, ecco cosa cambia: più posti a Sagnino e in via Italia Libera

La mappa Il Comune ridefinisce i numeri degli asili - Dal 2025 anche via Palestro aprirà a 60 iscrizioni - Ma l’offerta si concentra anche sulle strutture private

Chiusi due nidi, l’offerta zero tre anni a Como si concentra e diventa pubblico-privata.

Dalla prossima estate il Comune intende chiudere il nido di via Passeri, da quella successiva anche il nido di Monte Olimpino.

Gli asili pubblici in città dunque passano da sette a cinque, più quello di Lora già affidato ad una cooperativa durante lo scorso mandato. Concentrare i pochi educatori rimasti permetterà, stanti le promesse dell’amministrazione, di accogliere un maggior numero di bambini, che in un anno passeranno dagli attuali 325 a 361.

Dato che non sono previste nuove assunzioni di personale il Comune apre agli enti del terzo settore per ottenere educatori e progettare insieme le attività. Questo succederà l’ultimo anno a Monte Olimpino, a Sagnino e dall’anno successivo anche in via Palestro. Così gli asili gestiti in forma diretta dal Comune diventeranno solo tre: via Giussani, via Italia Libera e via Zezio. Cosa succede all’utenza dei singoli nidi? In alcuni il numero dei bambini resta pressoché invariato, poche unità in più in via Giussani e in via Palestro, massimo cinque bambini in più a in via Zezio, mentre Sagnino passa da 28 bambini a 60 e via Italia Libera da 36 a 60. Nel 2025 senza Monte Olimpino anche via Palestro arriverà ad accogliere 60 bambini, Sagnino 66.

Saranno solo tre gli asili gestiti in forma diretta dal Comune

Insomma nel rispetto delle regole e del rapporto bimbi educatori tutti gli asili aumenteranno la capienza. Inoltre dall’anno prossimo attraverso un fondo nazionale il Comune permetterà a sei famiglie di frequentare i nidi privati accreditati pagando secondo situazione reddituale Isee, dal 2025 a dodici famiglie. Ovviamente se l’Isee supera la soglia gli asili privati chiederanno la retta piena. Infine, mai citato nelle delibere e nelle scelte della giunta, l’asilo di Albate, ora chiuso per una lunga fase di ampliamento: questo plesso ospiterà bambini da zero a sei anni. La scelta, fatta per ragioni economiche e per la vetustà dell’edilizio, ha sollevato le proteste delle famiglie, accorse sotto Palazzo Cernezzi lunedì sera. Mamme e papà chiedono di salvaguardare i nidi pubblici in tutti i quartieri perché meno dispendiosi e di maggiore qualità. Uno dei principali motivi che ha mosso questa riorganizzazione è però la curva demografica in continua discesa. La città ha perso il 35% dei nuovi nati negli ultimi 18 anni, siamo passati da 850 neonati all’anno a 550.

«Ma non è togliendo asili che le cose miglioreranno – commenta Daniele Merazzi, primario al Valduce del reparto materno infantile –. Le giovani famiglie vanno sostenute con servizi di prossimità non troppo costosi. Le associazioni dei pediatri si sono sempre dette contrarie alla razionalizzazione dei nidi. Anzi, gli asili anche di piccole dimensioni andrebbero aperti nei Comuni e nelle aziende, anche il nostro ospedale ha discusso di questa idea».

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