Asilo Sant’Elia, 5 anni di nulla: «Intervenga il governo per salvarlo»

Il gioiello del Razionalismo La chiusura del monumento risale alla primavera del 2019. «Così si deteriora»

Dopo cinque anni di chiusura il Sant’Elia è ancora abbandonato, gli unici al momento impegnati per salvare l’asilo razionalista sono un gruppo di studenti del Politecnico. Nella primavera del 2019 il Comune, commissionata una perizia sullo stato di salute del monumento di via Alciato, ha deciso di chiudere per presunte ragioni di sicurezza il magnifico asilo. Ancora oggi i bambini delle materne sono ospiti delle elementari di via Viganò.

Nessuna soluzione a breve

A inizio mandato la giunta diceva di non avere soluzioni a breve, secondo il sindaco Alessandro Rapinese ci sarebbero voluti troppi soldi in una città già impegnata su tanti fronti e tanti cantieri. A inizio anno con l’assessore alla Cultura Enrico Colombo e l’assessore ai Lavori pubblici Maurizio Ciabattoni è stato effettuato però un sopralluogo congiunto con il referente della Soprintendenza e alcuni docenti del Politecnico.

Una quarantina di studenti del corso di architettura hanno poi effettuato durante i lunedì di marzo dei rilievi che serviranno agli studenti per redigere le loro tesine. La speranza è che tutto il materiale raccolto sia utile al Comune per decidere un prossimo intervento. Intervento che però non ha ad oggi finanziamenti, progetti esecutivi o iter burocratici in partenza.

«La verità è che è tutto fermo – commenta l’architetto comasco Paolo Brambilla – l’ingresso è sbarrato per lavori in corso bloccati da anni. L’unico intervento fatto è sulla caldaia che non è mai entrata in funzione. Il giardino è una selva di erba alta. Dentro gli arredi sono accatastati oppure incellofanati. C’è gente che ha usato i gradini per dormire la notte, altri usano le pareti per fare i propri bisogni. Sabato sera sono arrivate delle volanti della polizia in cerca di oggetti gettati da malintenzionati nel prato interno. Il Sant’Elia merita un progetto di alto livello e un finanziamento serio per il suo recupero, il più presto possibile. Non è compito di un gruppo di volenterosi studenti riaprire un gioiello del Razionalismo».

«Di studi sul Sant’Elia ne sono stati fatti tantissimi – aggiunge l’esperta Roberta Lietti – siamo davanti a uno dei monumenti più importanti al mondo dell’architettura moderna. È uno scoglio troppo grande per il Comune, io spero che governo e ministeri vogliano intervenire presto». La passata amministrazione aveva tentato di avviare un intervento che però aveva creato più danni che benefici. Più il tempo passa, più il destino del Sant’Elia è segnato.

Edifici vivi

«È vero, per mantenere vivi gli edifici bisogna utilizzarli – dice Maria Mimmo, responsabile della Soprintendenza per la nostra provincia - Senza acqua, riscaldamento, impianti elettrici, i beni si deteriorano. Proprio la destinazione ad asilo ha conservato nel corso dei decenni molto bene la struttura. Tutelare quel patrimonio significa anche tutelarne la finalità scolastica, questo è un elemento determinante. Non sottovaluterei comunque lo sforzo del Politecnico. Perché l’impegno di studenti e docenti offrirà al Comune una mole di approfondimenti meticolosi. Sarà materiale certo prezioso, propedeutico ad una decisione». Una decisione ancora da prendere.

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