Assolte le presunte ladre di Rolex: scatta l’effetto riforma Cartabia

In Tribunale Accusate di aver derubato anziani comaschi di orologi preziosi, escono indenni. La norma Cartabia ha introdotto l’obbligo di querela per i furti aggravati. Senza, reati cancellati

La riforma Cartabia – con un bel colpo di spugna – cancella ben cinque furti (tra tentati e riusciti) messi a segno dalle presunte ladre dei Rolex, in azione in centro città e nei comuni della cintura nel 2017. La riforma ha infatti introdotto l’obbligo della querela per poter contestare anche i furti aggravati come quelli “con destrezza”. Nel 2017, quando avvennero i fatti, le vittime non avevano poi formalizzato l’accaduto, e questo ha costretto il Collegio di Como presieduto da Maria Elisabetta De Benedetto (con la latere Francesca Banfi e Daniela Failoni) a chiudere il processo in favore delle tre imputate – tutte rumene – proprio grazie al difetto di querela, leggendo dunque la sentenza di «non doversi procedere».

Erano tre le donne finite a processo, tutte accusate – a vario titolo – di colpi avvenuti in danno di anziani cui era stato sottratto il Rolex che avevano al polso. Signori che venivano avvicinati con un pretesto, un finto ringraziamento, un approccio sessuale, oppure una richiesta di indicazioni. Le ragazze erano accusate di aver sottratto i Rolex con la scusa degli abbracci alle vittime. Due colpi furono solo tentati, mentre altri tre andarono a segno con un Rolex Datajust da 5000 euro, un Rolex Submariner da 6000 euro e un Rolex Gmt Master da 5000 euro che scomparvero nel nulla.

Il processo

A processo ieri, difese dagli avvocati Laura Pasolini del foro di Como e Federico De Micheli del foro di Milano, sono finite Elena Paun di 30 anni, Ramona Dragusin di 33 anni e Daniela Filipache di 37 anni. æ stato chiaro fin da subito che per i furti e i tentati furti, quattro capi di puntazione su cinque, non c’era praticamente altra strada se non l’assoluzione, visto il difetto di querela. L’udienza si è quindi concentrata su un solo capo di imputazione in cui la Procura contestava la rapina, visto che la vittima era stata abbracciata con forza e aveva riportato una lesione ad un dito proprio in seguito al tentativo di “strappare” il Rolex. Colpo quest’ultimo avvenuto in centro città e attribuibile solo alla ragazza trentenne. «Ci fu violenza – ha detto l’accusa – La ragazza fu riconosciuta dalla persona offesa». Il pm ha quindi chiuso la propria requisitoria con la richiesta di 5 anni di condanna. La difesa invece ha chiesto la derubricazione dell’accusa in furto, seguendo dunque l’onda favorevole concessa dalla Cartabia. «Fu un abbraccio, non ci fu violenza – ha detto il legale – La stessa vittima, sentita nell’immediatezza dei fatti, parlò di “minima forza” e di “lieve ferita” al dito. Non ci fu una condotta realmente violenta e le lesioni non furono nemmeno refertate dal pronto soccorso».

«Non doversi procedere»

«Mancano le condizioni di procedibilità anche per questo reato» ha concluso l’avvocato, chiedendo dunque al Collegio di accodare il capo di imputazione agli altri contestati. E l’epilogo è stato proprio questo, con la sentenza di «non doversi procedere» per le tre imputate proprio grazie alla derubricazione in furto anche della rapina e al difetto di querela per tutte quelle che erano state le ipotesi di reato. Un bel colpo di spugna su quanto avvenne sei anni fa a Como con più orologi Rolex che scomparvero nel nulla nel giro di pochi giorni.

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