«Assolti per le paratie, ma quanta sofferenza. Senza Anac e Procura il lungolago sarebbe pronto da anni»

L’intervista L’ex direttore lavori del cantiere del lungolago commenta la sentenza che ha fatto cadere tutte le accuse: «Rubati 7 anni di vita»

Una cosa è certa: i sette anni di indagini e di accuse e di processi e di sospetti non hanno fatto perdere ad Antonio Viola la voglia di parlare. L’ex dirigente, passato alla storia come il “papà” del muro oscura-lago, accetta di commentare la sentenza di assoluzione per lui e tutti gli altri imputati. Ma piuttosto che sentire tappi di spumante saltare, dalle sue parole emerge il lancio di diversi sassolini che si è tolto dalle scarpe.

Ingegner Viola, partiamo dalla fine: come ha accolto la sentenza?

Sono felicissimo, è chiaro. Perché la sentenza ha chiuso nel migliore dei modi la vicenda. Adesso eventuali ricorsi mi preoccupano molto meno, perché se proprio la Procura generale vuole far ricorso in Cassazione io ci vado con una sentenza difficilmente smontabile...

Come mai dalla sua voce sembra di percepire un “ma”?

Perché c’è sempre un ma e qui è bello grande. Oggi (ieri ndr) sul giornale avete scritto che Lucini dice che gli hanno portato via sette anni di vita. E quindi mi chiedo: siamo così sicuri che abbiamo vinto noi? Certo, siamo stati assolti, ma possiamo dire di aver vinto? Cosa dovrebbero affermare Gilardoni che si è fatto tre mesi in carcere, Ferro e Foti che sono stati ai domiciliari? Certo, abbiamo vinto la causa, ma queste sofferenze a chi hanno giovato?

E allora chi ha vinto, secondo lei?

Chi accusa in genere vince sempre. Sette anni di guai non sono una barzelletta. Alla lettura della sentenza ho visto la Marciano (ex responsabile del settore legale del Comune) con gli occhi lucidi: era prostrata. Il pianto di gioia spesso non è gioia, ma uno sfogo. E ancora: io ero in pensione da dieci anni, ma posso pensare a cosa ha passato Antonio Ferro (ex responsabile unico del procedimento paratie ndr). Lui ha continuato a lavorare in Comune: ma sa cosa vuol dire andare tutti i giorni in ufficio con una condanna di quel genere sulle spalle?

Dal punto di vista politico e amministrativo, chi è uscito sconfitto?

Mario Lucini, dal punto di vista politico, è sicuramente la persona che ci ha rimesso di più. Oltre i sette anni di guai, politicamente è stato distrutto, non soltanto umanamente. Io sono stato fortunato.

Perché?

Perché i miei avvocati, Elisabetta ed Elia Di Matteo, dal punto di vista sia umano che professionale mi hanno sempre aiutato, in questi anni.

Com’è non sentirsi più un corrotto?

Quella è un’accusa terribile: tu sai di essere innocente, ma ti vedi condannato. E ti viene da chiedere: ma vuoi vedere che sono corrotto veramente? Anche perché dopo una condanna così non ti puoi più professare innocente... in famiglia e con gli amici intimi sì, ma con il resto del mondo devi stare zitto perché all’improvviso tu sei un corrotto. Punto.

Qualcuno le ha rinfacciato di esserlo, dopo la sentenza di Como?

No, no, nessuno, ma tu senti che gli altri sono convinti che sei un corrotto. Nella sentenza di primo grado ci sono scritte cose terribili sul mio conto: “Viola non si è fermato ai tremila euro, ma si è pigliato altre mazzette” senza sapere e dire dove come e quando... allora quando uno legge una cosa del genere come minimo gli si gira l’elica.

Ora giustizia è fatta?

Quando uno viene assolto ipocritamente dice di aver sempre avuto fiducia nella giustizia, ma qua non si tratta di aver fiducia, si tratta di aver fortuna e di trovare giudici che in maniera asettica ti giudicano a secondo di quello che hai combinato. Io ho fiducia in alcuni giudici, non nella giustizia.

Ma l’Anac, l’Autorità anticorruzione, è o no la Bibbia?

(Ride) L’Anac non ne esce bene. Secondo me aveva troppo potere, allora. Era diventato un tribunale che sparava sentenze e con quelle andava in un altro tribunale ad accusarti. No, non ne esce bene. E non è la Bibbia: l’Anac non ha capito cosa cercava di fare il sindaco e i miei colleghi e così facendo ha contribuito a danneggiare la città.

Accusa pesante, ma non è lei il “papà del muro”, ovvero il grande pasticcio da cui sono derivati questi lavori infiniti?

Posso confidare una cosa? Io non lo avrei fatto il famoso muro, anche se lo facemmo in assoluta buona fede pensando di apportare qualcosa di positivo.

Colpo di scena...

Sia chiaro: io credo che non era così brutto, perché lo spunto era la creazione di queste sedute-aiuole per portare un po’ di verde sul lungolago, ma sì: avrei evitato di farlo perché poi da lì è successo di tutto.

Torniamo all’accusa all’Anac, secondo lei se l’Anticorruzione e la Procura non fossero intervenute con l’inchiesta, le paratie sarebbero finite oggi?

Hai voglia! Se la Procura non avesse aperto questa inchiesta, finita con l’assoluzione di tutti quanti, avremmo il lungolago e le paratie sarebbero finite ormai da anni.

© RIPRODUZIONE RISERVATA