Avvocato salvato dal defibrillatore, in città 140 apparecchi (ecco la mappa). «I primi minuti dopo il malore sono vitali»

La mappa Sta meglio l’avvocato andato in arresto cardiaco e salvato grazie al defibrillatore di piazza San Fedele. Comocuore: «Una rete capillare sempre più vitale»

Sono complessivamente 140 i defibrillatori automatici (o semiautomatici) distribuiti nella città di Como. Di questi un’ottantina sono in convalle e una cinquantina nell’area del centro storico. Defibrillatori come quelli che, mercoledì pomeriggio, hanno salvato la vita all’avvocato Giuseppe Botta, vittima di un malore improvviso e salvato grazie all’intervento di un volontario del soccorso che ha subito chiesto a un passante di recuperare l’apparecchio salvavita in piazza San Fedele. Apparecchiatura salvavita donata alla città dall’associazione Comocuore.

A spiegare l’utilità dei defibrillatori è Maurizio Volontè, consigliere di Comocuore e fino allo scorso anno responsabile della centrale operativa del 118 di Como. «Quanto avvenuto in città mercoledì - commenta - conferma l’utilità della rete di defibrillatori. È molto importante che chi attiva una postazione di defibrillatore semiautomatico o automatico lo comunichi al sistema Areu, attraverso il modulo Paddles (si trova tutto sul sito dell’agenzia regionale di emergenza e urgenza areu.lombardia.it ndr). Soltanto in questo modo la centrale operativa può informare chi chiede aiuto della presenza di un defibrillatore nelle vicinanze».

L’intervento tempestivo è vitale, in questi casi. Se le condizioni dell’avvocato Botta stanno migliorando, e se non ha riportato danni permanenti, lo si deve alla prontezza dell’uomo che lo ha soccorso e che ha utilizzato correttamente il defibrillatore: «Il danno cerebrale - spiega ancora Maurizio Volontè, per decenni medico rianimatore del 118 e dell’elisoccorso di Como -inizia a manifestarsi dal terzo o quarto minuto dopo l’arresto cardiaco. Lo stesso vale per i danni al cuore. Quindi entro i primissimi minuti va iniziato il massaggio». Certo, l’avvocato Botta, nella drammaticità del momento, è stato fortunato a essere protagonista di una serie di casualità preziosissime: l’intervento di un soccorritore, la presenza del Dae (il defibrillatore) nelle vicinanze. Ma non serve essere rianimatori per poter utilizzare l’apparecchio salvavita.

«Gli operatori della centrale forniscono tutte le informazioni utili per poter intervenire, in caso di bisogno. Peraltro la disponibilità e la sensibilità delle persone a rispondere alle indicazioni dell’operatore andata rapidamente a crescere»

Ancora il dottor Volontè: «Gli operatori della centrale forniscono tutte le informazioni utili per poter intervenire, in caso di bisogno. Peraltro la disponibilità e la sensibilità delle persone a rispondere alle indicazioni dell’operatore, che ha tra i suoi compiti quello di dare indicazioni pre-arrivo sull’esecuzione delle manovre di rianimazione, è andata rapidamente crescente. Oggi a Como in più del 70% dei casi chi chiama il 112 risponde positivamente alla disponibilità di intervenire». Inoltre si investe molto sull’educazione: «Ogni anno ci sono grossi investimenti sulle scuole. La stessa Comocuore è molto impegnata nella prevenzione e nell’educazione fin dalla scuola d’infanzia». La prevenzione salva le vite. E così la rete dei defibrillatori si amplia.

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