Bagni fatali nel lago di Como, parla il viceprefetto: «Abbiamo fatto il possibile. Divieti e cartelli sono ignorati»

Le tragedie nel lago Il vice Domenico Roncagli: «Ad oggi non ci sono soluzioni Tantissimi turisti, impossibile presidiare tutte le sponde del lago»

Tutto quel che poteva essere fatto per prevenire i pericolosi tuffi nel lago è stato già fatto. Questa è in sintesi la posizione della Prefettura di Como.

Lo stesso Prefetto Andrea Polichetti si è interessato molte volte al tema, in accordo con il Comune e con tutte le forze di polizia. I cartelli, il divieto di balneazione, i controlli degli agenti, le multe, niente però sembra riuscire a convincere e informare i turisti che ogni giorno, a loro rischio e pericolo, fanno il bagno nel lago.

«Giusto riflettere»

«È giusto riflettere su cosa è ancora possibile fare, ma ad oggi oltre a tutte le azioni messe in campo non ci sono pronte soluzioni risolutive – questo è il commento del viceprefetto Domenico Roncagli – Abbiamo già fatto tutto quel che potevamo per arginare i tuffi nel lago nelle zone pericolose e vietate. Insieme al Comune, l’ente preposto, sul tema molto presente, abbiamo già attivato tutte le possibili iniziative. Presìdi quotidiani e controlli, grazie agli agenti, con decine di sanzioni, la corretta cartellonistica, visibile e tradotta anche in lingua straniera. Il divieto di balneazione, purtroppo, non viene rispettato da tantissimi visitatori, quasi sempre stranieri. Persone che temo non conoscano o sottovalutino gravemente i rischi».

E a Como negli ultimi anni i turisti stranieri sono sempre più numerosi. «La città è un luogo molto attrattivo, ben servito e collegato – commenta ancora Roncagli – con tantissime presenze in particolare sul lungolago. È inimmaginabile avere un agente di polizia per ogni turista pronto a tuffarsi. Lo stesso rischio esiste anche nelle restanti acque lariane, come in molte altre località italiane. Tra mari e laghi non di rado assistiamo ad annegamenti».

Margine di libertà

Altrove però c’è la presenza anche della Guardia costiera, assente invece a Como. «Se la proposta è fattibile non è escluso che gli enti incaricati portino anche sul nostro lago questo presidio – spiega il viceprefetto – io però tengo a ribadire la posizione della Prefettura. Anche quest’ultimo tragico episodio è una fatalità. Perché tutto quanto potevamo mettere in campo per prevenire e controllare questo tipo di pericolo è già stato messo in campo. Resta sempre un margine incontrollabile di libertà delle persone, anche quando purtroppo rischiano la vita».

La posizione della Prefettura dunque non è così dissimile da quella del Comune. Il sindaco Alessandro Rapinese la scorsa settimana da queste colonne aveva richiamato la responsabilità dei turisti che «si immergono pur non sapendo ben nuotare, in questi casi la responsabilità del Comune è nulla». Dichiarazioni che hanno sollevato alcune critiche. Il Pd ha per esempio chiesto più impegno e nuove soluzioni per garantire la sicurezza nel lago. Fratelli d’Italia Como ha invece ricordato quando nel 2017, dai banchi dell’opposizione, l’allora consigliere Rapinese dava la colpa al Comune per le troppe presenze in acqua dietro al Tempio Voltiano.

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