«Bella vita sui social», truffa da 26mila euro

L’episodio Trentenne comasco vittima di un presunto raggiro: a processo un moldavo di 33 anni, sospettato di voler rubare 26 mila euro

La vicenda

«Sui social vedevo che faceva la bella vita, auto di lusso, un tenore molto alto. Cercava gente che volesse lavorare con lui, scriveva di contattarlo, ed io l’ho contattato».

È iniziato così, in tribunale a Como, il racconto di un trentenne comasco che ha ripercorso punto per punto le vicende che l’hanno poi condotto a diventare vittima in una presunta truffa che è ora al vaglio del giudice, con un moldavo di 33 anni, Marcel Stefan Botezat, finito a processo in quanto sospettato di essere l’artefice di un raggiro per rubare 26 mila euro.

La sentenza è attesa per gennaio. Il comasco sarebbe stato convinto a versare sette assegni circolari da 5 mila euro per investirli in un presunto affare “sicuro” nel campo degli elettrodomestici. I soldi però sono poi scomparsi anche se risulta che al termine della vicenda almeno 9 mila euro sarebbero poi stati restituiti alla vittima della truffa. «Quando lo contattai – ha spiegato la vittima riferendosi a Botezat – mi disse che era tutto facile: dovevo solo comprare una partita di elettrodomestici, investendo 15 mila euro, la cui rivendita maggiorata era già certa verso grandi case del settore. Il tutto tramite un consorzio di cui lui era il capo. Entro tre mesi mi disse che avrei avuto il mio primo ritorno in termini di guadagni intorno al 30% dell’investimento, poi dopo altri tre mesi l’affare si sarebbe chiuso». E così il comasco il 22 settembre 2019 si decide a versare quei soldi. «Erano soldi che avevo messo via dopo aver subito un brutto incidente in moto, non volevo sprecarli...», ha aggiunto.

Il presunto truffatore però non si ferma e ne chiede altri 10 mila: «Mi disse che questo era un investimento più rapido, di un solo mese, e che ne avrei portati a casa subito mille di profitto. Avevamo anche un amico in comune, ma mi chiese di non parlare con lui di questi affari». A novembre del 2019 però i nodi cominciano a venire al pettine, perché giungono le prime scadenze ma i soldi non rientrano. «Iniziò a dirmi di avere problemi, ma di fidarmi di lui. Mi chiese altri due bonifici da 5 mila euro per sbloccare la situazione, e io li effettuai. A garanzia mi lasciò tre assegni da 5 mila euro l’uno». Un modo per prendere tempo, secondo l’accusa, anche perché quando il trentenne comasco, assistito in aula dall’avvocato Sabrina De Caria, decise di porre fine a quelle attese andando in banca per intascare almeno quei tre assegni, scoprì che erano scoperti.

Da quel momento – era ormai il mese di marzo del 2021 – iniziarono le segnalazioni alle autorità che sono poi sfociate nel fascicolo per truffa approdato ora al Palazzo di Giustizia. «Mostrava una vita fatta di auto di lusso e fatturati clamorosi, gli ho creduto...», ha concluso amaramente la vittima. La difesa invece punta sul fatto che una parziale restituzione di quel soldi alla fine ci fu, segno della bontà dell’affare proposto che però si trovò a dover fare i conti con reali difficoltà. Alla fine, dei 35mila euro spesi dalla vittima 26mila non sono mai rientrati.

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