Blitz di “Striscia” al Sert di Como: così i pazienti spacciano farmaci

Il caso Alcolisti e tossicodipendenti rivendono per strada le sostanze che servirebbero a curarli. L’inviato del Tg satirico li riprende fuori dalla struttura di via Carso con una telecamera nascosta

Farmaci spacciati all’esterno del Sert di Como da parte di giovani in cura nella stessa struttura di via Carso e non solo. È la denuncia del tg satirico di Mediaset “Striscia la notizia” con un servizio firmato dall’inviato Max Laudadio mandato in onda nella serata del Primo dell’anno.

Il conduttore, utilizzando la solita telecamera nascosta utile per questo tipo di servizi, ha mostrato come alcuni utenti del Sert di Como non abbiano consumato tutti i farmaci consegnati per migliorare la loro dipendenza, spacciandoli poi per le strade e anche nei pressi della stazione delle Ferrovie Nord di Lazzago.

«Ci hanno detto che qui a Como sia molto facile trovare rivenditori di farmaci», è stato l’incipit del video mostrato da “Striscia” mandando in onda in contemporanea le immagini dell’ingresso del centro di via Carso che cura le vittime di droghe ma anche di alcol, tabagismo e ogni altro tipo di dipendenza. Il primo paziente intercettato è stato proprio una vittima di alcolismo che ha rivenduto per 50 euro un flacone di un farmaco utilizzato per il controllo dell’abuso di alcol etilico.

Un fenomeno diffuso

Lo spaccio dei farmaci sta dilagando in Italia essenzialmente per tre motivi: il primo è perché i giovani li utilizzano assieme all’alcol per sballarsi, il secondo perché le forze dell’ordine difficilmente sequestrano quelli che sono a tutti gli effetti farmaci che è lecito portarsi appresso, il terzo - non in ordine di importanza - perché costano poco.

Alla stazione di Lazzago

La seconda vittima di dipendenze (in arrivo da Saronno) è stata avvicinata alla stazione della ferrovia a Lazzago per acquistare del metadone preso al Sert proprio della cittadina della provincia di Varese. Un terzo paziente del Sert (in questo caso di via Carso) è stato infine intercettato all’esterno della struttura di assistenza comasca, con in mano – per essere rivenduto – un flacone di un farmaco utilizzato per il controllo delle dipendenze da oppiacei; 54 pastiglie sono state proposte a una cifra quantificata in 300 euro.

Il giovane, allontanandosi dalla telecamera nascosta, ha lasciato anche una sorta di “biglietto da visita” orale: «Quando volete chiamatemi». Ragazzi, è stato spiegato, che avevano le pastiglie perché anziché assumerle per curarsi le spacciavano, creando così «un doppio problema a sé stessi e agli altri».

«Quello a cui dobbiamo arrivare – ha poi commentato nel servizio il dottor Riccardo Gatti, psichiatra ed esperto in dipendenze – è il far si che persone che vengono in un servizio di cura capiscano bene che questo servizio è costruito per loro e si sentano anche con un dovere etico, quello di non portare altre persone nella stessa condizione difficile in cui loro stessi sono entrati».

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