Borghi, ostaggi delle sbarre
La rabbia al passaggio a livello

Non è solo questione di tempi di attesa e di tempo perduto: molti pendolari rischiano anche di perdere il treno: «Passare sotto strisciando a terra è l’unica soluzione»

Appena vede le sbarre abbassarsi, la signora sospira, alza le mani dal manubrio e si ferma a pochi metri. Sa, come tutti quelli che arriveranno poco dopo di lei, che il tempo di attesa al passaggio a livello di Como Borghi sarà lungo. Non solo, per alcuni c’è anche la beffa: non potendo accedere alla stazione da via Petrarca, c’è il rischio di perdere il treno.

A infastidire, innanzitutto, è il tempo d’attesa. Ieri, poco dopo le 12.30, la fila delle macchine che aspettavano la salita del passaggio a livello arrivava fino a metà della via. Fra loro c’è chi addirittura si mette comodo e apre la portiera, stendendo i piedi sull’asfalto. Molti ne approfittano per parlare al telefono, riparandosi all’ombra, evitando di stare fermi sotto il sole. Alcuni scendono dalla bicicletta, mettendo il cavalletto. Un signore, vista la mal parata, fa dietrofront. Non sarà fortunato: quando tornerà, dopo pochi minuti, sbarre ancora abbassate per l’arrivo di un altro treno.

Già perché dieci minuti dopo, alle 12.50, le sbarre scendono ancora, per lo scoramento di chi, per sua sfortuna, si trova a dover aspettare. Questo problema, con cui convivono da anni i comaschi, è decisamente peggiorato negli ultimi mesi. A causa dell’adeguamento ai sistemi di sicurezza, l’allungamento dei tempi d’attesa del passaggio a livello tra piazza del Popolo e piazza Verdi, tra via Bertinelli e viale Lecco e a Sant’Orsola ha portato a varie proteste, oltre all’incremento del traffico sul girone. In molti casi, è stato come tirare una moneta: c’è chi ha dovuto aspettare 2 minuti e chi invece 9, tutto questo senza un’apparente logica.

A fine ottobre, la situazione era leggermente migliorata grazie ad alcune modifiche sugli impianti fatti da Ferrovie Nord. Ma i problemi e le code rimangono.

Tornando alle sbarre di Como Borghi, oltre al tempo perso, molti non riescono a salire sul convoglio che li dovrebbe portare al lavoro. E se prima, sebbene fosse illegale, i pendolari riuscivano a passare sotto le sbarre e, con tutte le cautele del caso, attraversavano i binari e raggiungevano la stazione, ora, con i nuovi sistemi di sicurezza, è impossibile farlo, a meno che si decida di strisciare per terra. «Ho la sfortuna di vivere da sempre dalla parte “sbagliata” del passaggio a livello di Como Borghi – racconta Claudia Cantaluppi - è mai possibile che non si riesca ad accedere, a uscire da o passare attraverso una stazione per almeno un quarto di ogni ora? C’è chi deve recarsi come me al lavoro in centro e arriva alle sbarre con “soli” 15 minuti di anticipo rispetto all’orario d’inizio, chi deve prendere il treno e arriva “solo” 5 minuti prima, chi scende dal treno e ha pochi minuti per prendere il bus in via Dottesio. Certo, passare sotto è pericoloso, ma sembrava una soluzione più sensata».

Non solo, i ragazzi s’intrufolano fra il muretto e l’estremità di una sbarra, altri, spazientiti, scavalcano il muro oppure scostano le sbarre. «Il malumore tra la gente è palpabile e udibile, ma nulla cambia – continua Cantaluppi -. Possibile che in questi decenni non ci sia mai stato chi ha pensato che non dovrebbero esistere stazioni senza alcun accesso da un lato? Mentre i dissuasori venivano installati a Como Borghi, per pacificare gli astanti si è detto che sarebbe stato costruito un sovrappasso (ne aveva parlato 11 anni fa anche l’allora ministro Roberto Castelli ndr) ma qualcuno ne ha mai davvero avuta l’intenzione? A volte ho l’illusione che quei lavori sul binario morto dal lato di Via Carloni possano essere per quello». In realtà Fnm fa sapere che si tratta di un allungamento della banchina centrale per permettere l’incrocio dei treni con composizione a sette carrozze; i lavori si concluderanno a fine agosto mentre un intervento più ampio di rinnovo della stazione è previsto per il prossimo anno.

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