Botte e violenze mentre allattava i figli. Il marito ora rischia il processo

Palazzo di giustizia La Procura chiude l’inchiesta a carico di un trentenne di origini kosovare. Accusato di abusi anche su un bimbo

La cosa che più colpisce è la frequenza con cui fascicoli simili a quello che stiamo per riferire, arrivino sulle scrivanie delle procure. Fatti aberranti, e che tornano invece a ripresentarsi con una frequenza che lascia sbalorditi. Ancora una volta, il protagonista di questa storia è un padre, e ancora una volta tra le vittime ci sono i figli abusati, questa volta di appena sei anni, costretti a compiere atti sessuali per soddisfare il genitore-orco. Questa è ovviamente la ricostruzione della pubblica accusa, in attesa che un eventuale processo faccia il suo corso.

Un primo vaglio, dopo interrogatori, verbali, audizioni protette e incidenti probatori, c’è già stato con la chiusura delle indagini da parte del pubblico ministero Antonio Nalesso che ha iscritto sul registro degli indagati un uomo di origine kosovara, 30 anni, residente ora (formalmente) a Chiasso ma in realtà detenuto. I fatti sarebbero però avvenuti tutti nel Comasco, eventi di cui non forniamo ulteriori dati identificativi a tutela dell’anonimato della vittima – un bambino minorenne – e della madre nonché compagna dell’indagato (assistita dall’avvocato Arianna Liberatore), pure lei vittima di abusi.

Le ipotesi di reato del pubblico ministero parlano infatti di maltrattamenti in famiglia, ma anche di violenza sessuale sia sulla compagna sia sul bambino di 6 anni. Quest’ultimo sarebbe stato costretto a compiere atti sessuali con il genitore che aveva abusato anche delle «condizioni di inferiorità fisica e psichica» connesse sia all’età sia all’abuso dell’autorità paterna. Ma anche la compagna sarebbe stata violentata e costretta con la forza a subire atti sessuali contro la propria volontà, anche mentre allattava i figli. Condizioni oltre il limite, secondo la procura, che si sarebbero configurate anche nei maltrattamenti e nelle vessazioni fisiche e morali, che potremmo chiamare tranquillamente umiliazioni, come quella di pretendere di farsi allacciare le scarpe dalla donna.

A interrompere la storia di sofferenza e violenza era stata una denuncia querela sporta dalla compagna il 17 febbraio di quest’anno. Indagini poi seguite dai carabinieri della Compagnia di Como che si sono concluse con la chiusura delle indagini e un incidente probatorio che è stato effettuato in queste ore per cristallizzare le accuse. Ora toccherà alla difesa scegliere cosa fare e quale strategia utilizzare per rispondere a quanto viene contestato.

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