Botte e maltrattamenti in famiglia. La vittima questa volta è il marito

Chiesto il processo Una donna finirà davanti al giudice con l’accusa di aver picchiato il consorte. Insulti davanti ai figli, lancio di vasi, pugni alla testa. Lei nega, ma il pm chiede il rinvio a giudizio

L’accusa parla di pugni alla testa dopo aver sorpreso il coniuge alle spalle, di percosse, di tentativi di mettere le mani al collo, di lanci di oggetti in casa, di insulti spesso davanti ai figli minorenni, di pedinamenti fuori dal lavoro per questioni di gelosia e potremmo continuare. Sono quelle pratiche ormai tristemente note, che compaiono quotidianamente in molti fascicoli della Procura, di cui parliamo spesso e che abbiamo imparato a conosce come “codice rosso”, ovvero frutto di quella legge varata nell’estate del 2019 che prevede percorsi più rapiti per far sentire dalla polizia giudiziaria le presunte parti lese (nei reati di violenza, abusi e maltrattamenti) nel giro di appena tre giorni dai fatti raccontati. Una accelerazione che era stata voluta per tutelare le vittime di violenza domestica e di genere, individuate generalmente come le fidanzate, le mogli e le compagne che dai dati sono le vittime principali di questi odiosi abusi.

Codice rosso al contrario

Questa volta però la storia è diversa, perché la vittima non è la moglie e il carnefice non è il marito, bensì l’esatto contrario. A conferma che le contestazioni di maltrattamenti in famiglia non hanno per forza di cose un colore unico ma possono averne diversi, spesso imprevedibili. Come nel caso di cui stiamo parlando.

La donna, da quanto è stato possibile appurare, aveva anche cercato di presentare a sua volta denuncia querela contro il compagno, per presunte molestie mai provate dai fatti e quindi archiviate. Quello che è emerso è stata invece una storia al contrario, con la moglie di 49 anni iscritta sul registro degli indagati del pm Antonio Nalesso per cui, al termine delle indagini preliminari, è stato chiesto il rinvio a giudizio. La presunta vittima è invece il marito, 48 anni, padre di due figli minori avuti con la consorte con cui sono ora in corso le pratiche separazione. L’ipotesi di reato messa nero su bianco dall’accusa è appunto quella di maltrattamenti in famiglia, fatti che sarebbero avvenuti prima del mese di febbraio di quest’anno. E l’elenco degli episodi contestati è quello che ricalca sentieri tristemente noti, infarciti di gelosia.

Lei nega ogni accusa

La moglie è infatti accusata dalla procura di aver picchiato il marito con pugni alla testa, di averlo fatto cadere a terra, di aver lanciato un vaso per la rabbia, di averlo insultato davanti ai figli minori, di averlo anche pedinato sul posto di lavoro appostandosi con la propria auto per monitorare il cambio di turno del marito, insultandolo in caso di ritardi ritenuti imputabili a inesistenti relazioni extraconiugali. Da quanto è stato possibile appurare, una volta conclusa la fase di indagine, la moglie è stata sentita dalla polizia giudiziaria cui ha fornito la propria versione dell’accaduto, che tuttavia non ha convinto la Procura che ha deciso di proseguire con la richiesta di rinvio a giudizio che dovrà essere discussa davanti ad un giudice.

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