Budget quasi finito, meno interventi di piccola chirurgia

Sanità Troppa richiesta, gli interventi a bassa intensità vanno in coda, in attesa di smaltire le richieste nel 2026 - Ma anche in regime di solvenza i tempi sono fino a 4 mesi

Anche più di un anno e mezzo per un’ernia, più di dodici mesi per le emorroidi, a rilento gli interventi alla cataratta come quelli alle vene varicose.

A proposito di esami e prestazioni che a Como e provincia non trovano un posto entro i tempi della ricetta, almeno per ciò che non è urgente, tanti chirurghi al lavoro nei nostri ospedali si dicono dispiaciuti perché devono mettere in coda operazioni a bassa intensità nella speranza di smaltire la domanda con il nuovo anno.

Per ospedali accreditati come il Valduce il problema riguarda anche i tetti di spesa, spesso il budget assegnato a livello regionale entro i confini del sistema sanitario esaurisce prima della fine dell’anno. Nel campo ad esempio della piccola chirurgia vascolare, che rientra nell’attività ambulatoriale spiegano dalla direzione sanitaria, alcuni esami e operazioni si sono dovute fermare già da ottobre, aspettano una chiamata qualche centinaio di cittadini per un intervento alle vene varicose. Sempre dal Valduce spiegano che l’ospedale cerca comunque venire incontro ai pazienti, data la sua vocazione non profit, certo il limite sono i conti economici da rispettare. Ci sono specialisti che hanno perfino in solvenza attese di tre, quattro mesi, dando disponibilità anche fino a tardi, ma non potendo certo lavorare notti e festivi. Tanti malati continuano a bussare alle porte dei reparti chiedendo colonscopie con minime biopsie, una tipologia di esame che però ha troppe domande ed è quasi ovunque al completo, le agende sono piene per mesi, già a inizio anno si fatica a trovare posto. Ieri a metà pomeriggio gli unici appuntamenti liberi proposti sul territorio erano all’ospedale di Cantù, ma per questa mattina, dunque con un preavviso minimo, con ogni probabilità per qualche disdetta ricevuta nelle ultime ore. Male anche le asportazioni dermatologiche non urgenti. A proposito invece dell’Asst Lariana i piccoli interventi invece scontano un altro tipo di problema, più che il tetto di spesa i chirurghi del Sant’Anna non hanno spazio in sala operatoria. Devono dare la priorità a ciò che è più urgente, ai malati oncologici, alle operazioni complesse. Dunque per gli altri interventi minori si può aspettare in media anche uno o due anni.

In generale la piccola chirurgia, calcoli alla cistifellea, ernie, resezioni alla prostata, cataratta, in primavera contava in totale circa 4mila domande a Como e provincia in attesa, pazienti che hanno alzato la mano anche tre, quattro anni fa. Per recuperare queste liste la Regione aveva previsto uno stanziamento aggiuntivo.

L’alternativa per i pazienti che non trovano posto per fare esami e visite entro i tempi indicati dai medici sulla ricetta è pagare di tasca propria. Raggiunti i budget ospedalieri, accumulate le domande dovendo smaltire le emergenze, per andare in sala operatoria o anche negli ambulatori per piccoli interventi si può far domanda privatamente. Fuori però dai confini del sistema sanitario nazionale.

Anche molti approfondimenti diagnostici non trovano risposta entro le scadenze delle prescrizioni, soprattutto per ciò che non è urgente, ma programmabile, entro quindi i quattro mesi. Spirometrie, risonanze, mammografie, ecocolor, la percentuale delle richieste evase in tempo è minoritaria, va meglio a chi ha in mano ricette brevi e urgenti, anche se non in tutti i casi.

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