Caccia agli infermieri, ne mancano 300: «Dateci soldi e prospettive di carriera»

Salute L’allarme dei vertici locali a margine della Giornata dedicata alla professione - Chindamo: «Il bonus di confine non basta» - Mangiacavalli: «Continua la fuga all’estero»

Gli infermieri, pochi e malpagati, chiedono di ricoprire posizioni di vertice. Festeggiata la giornata internazionale degli infermieri con un convegno al Sant’Anna l’Ordine comasco rilancia la battaglia per salvare una categoria di professionisti divenuti ormai introvabili.

«Se in città e in provincia vogliamo aprire nuovi servizi come case e ospedali di comunità – commenta Giuseppe Chindamo, presidente dell’Ordine degli infermieri di Como – abbiamo bisogno di non meno di 300 nuovi infermieri. Per riuscirci occorre affrontare più temi. Anzitutto quello economico. Il bonus di confine va bene, ma non basta, la distanza con gli stipendi svizzeri è comunque ampia e un incentivo simile creerebbe nuovi vuoti a Lecco, Milano o Bergamo. È il contratto base che deve cambiare. Partire da 1.500 euro per tanti giovani infermieri è complicato. È impossibile spostarsi a Como dal sud, se per un affitto in città vengono chiesti mille euro se non di più». Nelle bacheche sindacali dell’ospedale Sant’Anna è questo l’affitto chiesto in un annuncio privato per un sottotetto zona Valduce grande non più di tre passi. La proprietà però, visto che i letti sono due, uno accanto all’altro, suggerisce di condividere il monolocale con un collega.

«Ma soprattutto quello che chiediamo sono gli avanzamenti di carriera – dice Chindamo – l’infermiere non fa più solo il mestiere che faceva trent’anni fa, la notte in corsia con la siringa in mano. Noi abbiamo opportunità anche diverse, con master e dottorati possiamo ricoprire posizioni di vertice, possiamo diventare direttori di distretto, direttori sanitari nell’ex aziende ospedaliere, un fatto che succede già in altre province, da Varese a Milano».

Secondo la presidente della Federazione nazionale ordini e professioni infermieristiche, la comasca Barbara Mangiacavalli, «senza gli infermieri il sistema sanitario non ha futuro». E quindi occorre «rilanciare le politiche di valorizzazione della professione sia nei percorsi formativi che nei percorsi di carriera e contrattuali». «Nonostante gli infermieri siano la spina dorsale del nostro sistema sanitario, stiamo assistendo ad un momento particolarmente critico – dice Mangiacavalli - con carenze importanti e una diminuzione dell’interesse da parte dei giovani per la scelta di questa professione, mentre chi si è già inserito guarda verso altre possibilità e verso l’estero, soprattutto alcuni Paesi europei e nord americani».

Per il momento però la realtà è che ospedali e ambulatori continuano a bandire concorsi e proposte d’assunzione senza grandi esiti. Il Valduce ha appena chiuso un concorso da 90 posti e l’Asst Lariana altri due da 130 e cento posti. Molte strutture restano sottodimensionate e lavorano con il 70% dell’organico. I vari reparti si rubano di fatto gli infermieri, infermieri che le Rsa non riescono a reperire se non tramite cooperative esterne da ormai quattro anni, come i servizi sanitari presenti sul territorio.

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