Caduta fatale nella cascata: «Ditemi la verità sulla morte di mia figlia»

La tragedia Gianluca Deidda chiede di indagare sulla caduta da 40 metri costata la vita ad Annika, 21 anni. «Non voleva buttarsi, m»entre cadeva ha gridato “papà”. Forse era lì per l’ultimo incontro con il suo ragazzo?

«Ci sono troppi punti oscuri, vogliamo che le autorità svizzere lavorino insieme a quelle italiane, svolgendo approfondite indagini e ci dicano cosa è veramente capitato a nostra figlia». Gianluca Deidda, ingegnere di Cagliari, è il padre di Annika, la ragazza di 21 anni morta a Biasca, in Canton Ticino, giovedì della settimana scorsa. La giovane, studentessa universitaria a Milano, da tempo viveva con il compagno di 24 anni a Como. Ma voleva lasciare quel ragazzo, con cui si trovava il giorno della caduta fatale nella zona della cascata. L’ingegnere ha già presentato un esposto alla Procura di Cagliari perché affianchino i magistrati elvetici e le indagini proseguano.

Tanti dubbi sulla morte della ragazza

Ha saputo della morte di Annika all’una di notte del 29 giugno, quando i carabinieri hanno bussato alla sua porta per comunicargli quanto accaduto a Biasca, in Svizzera, sei ore prima. La mattina dopo l’ex moglie ha provato a chiamare il telefonino della ragazza: «E dava libero, eppure è stato ritrovato in seguito in una pozza d’acqua, frantumato».

I genitori sono subito andati nella zona della cascata dove Annika ha perso la vita, dopo un volo di 40 metri. Gianluca Deidda ha anche incontrato la donna che ha visto la studentessa cadere, con le braccia e le gambe aperte. «L’ha sentita gridare “papà, papà”. Gridava il mio nome, e io non c’ero», il suo dolore. Questo però, sostiene il padre, vuol dire che «non voleva buttarsi, non voleva cadere». L’uomo spiega come la zona da cui sarebbe scivolata la giovane sia «terrazzata, e ci sono degli scivoli naturali». «O vai sul bordo o come si può cadere da lì?».

Non riesce a credere a quanto accaduto, e ha più di un dubbio sulla versione dell’incidente. Ha bisogno di risposte, per trovare un po’ di pace dopo aver perso una figlia che ricorda con parole cariche d’amore: «È sempre stata molto studiosa, a settembre si sarebbe laureata alla triennale in Architettura, al Politecnico di Milano, era una brava ragazza, tranquilla, molto credente».

Proprio per studiare si era trasferita nel capoluogo lombardo, dove inizialmente viveva al Collegio Viscontea. Poi è arrivato il Covid, i lavori al Collegio, e lei si è trasferita in una casa con altre ragazze, sempre a Milano. Fino a quando «ha conosciuto quel ragazzo comasco di 24 anni, ed è andata a vivere con lui. Gli pagava pure l’affitto», afferma il padre. La relazione forse non andava bene e nell’ultimo periodo Annika «ha detto che voleva andare via da casa sua». La mamma l’ha aiutata a trovare una nuova sistemazione a Milano, aveva già le chiavi dell’appartamento. Un’ultima “tappa” a Cagliari per un tirocinio prima della laurea, «poi lui l’ha chiamata e lei è tornata a Como». «Non so perché siano andati in quel punto in Svizzera, forse era il loro ultimo incontro? Lui comunque conosceva bene la zona, perché ha delle foto lì».

Il ricordo del padre

Da quando era iniziata la relazione «lei era cambiata, temo che la stesse plagiando, che fosse entrata in un brutto giro contro la sua volontà», aggiunge il padre rivelando che l’ex moglie aveva anche incaricato un investigatore privato di capire cosa stesse accadendo alla figlia. Certo, al momento non si ha certezza di cosa sia emerso dall’attività dell’investigatore, ma la giovane negli ultimi mesi «era molto dimagrita, e sempre di cattivo umore».

Il papà ricorda come era prima: «Quando è nata ho preso l’aspettativa che spetta ai padri, la portavo ovunque, la portavo a danza, la coccolavo. Era la mia bimba, sempre sorridente, ed eravamo legatissimi». In ogni sua parola c’è un amore infinito per Annika, ci sono gli innumerevoli momenti belli vissuti insieme. E c’è dolore. Il dolore di non sapere cosa sia realmente successo e la paura che in Svizzera chiudano le indagini prima che siano dissipati tutti i dubbi. «Pochi giorni prima della sua morte, mentre era a Cagliari, parlava con il fratello del loro futuro, poi quel ragazzo l’ha chiamata e lei è partita», aggiunge con un filo di voce. Ora vuole la verità su cosa sia accaduto a sua figlia.

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