
Cronaca / Como città
Mercoledì 11 Giugno 2025
Carducci, appello del presidente onorario: «Diamo il civico 5 al Conservatorio»
La querelle L’avvocato Papa: «Serve un gesto di signorilità verso un’istituzione della città». E dopo la sentenza: «Servirebbero più onestà intellettuale e più senso del bene comune»
Como
Al di là di quanto messo nero su bianco nell’ordinanza del giudice, dal presidente onorario del Carducci, l’avvocato Renato Papa, arriva un appello all’attuale presidente dell’associazione Maria Cristina Forgione a fare un passo indietro e concedere il civico 5 del palazzo di viale Cavallotti al Conservatorio, in modo che possa iniziare i lavori di ristrutturazione per i quali ha ottenuto un finanziamento di 700mila euro con fondi del ministero.
L’apertura al Comune
Papa interviene dopo la presa di posizione dello storico e consigliere dimissionario dell’associazione Gerardo Monizza che, in una ricostruzione storica, aveva spiegato che l’immobile era stato acquistato dal Comune di Como.
Papa dice: «Anche io convengo che sul palazzo al numero 5, l’attuale posizione del Carducci appaia insostenibile, sia per ragioni giuridiche per una situazione di fatto che ha visto il Carducci totalmente estraneo all’impiego di tale immobile, almeno da parecchi decenni». Poi l’appello: «Se fosse per me, come ho già dichiarato, compirei un gesto di grande signorilità e anche rispettoso, nella sostanza, delle esigenze del Conservatorio, che è fiore all’occhiello della nostra comunità e la cui contiguità col Carducci considero valore aggiunto per la realtà operativa e per la immagine del nostro sodalizio. Dichiarerei che, nonostante l’ordinanza ci dia ragione anche sull’uso del numero 5, il Carducci vi rinuncia e lascia il Comune libero di concederlo a chi ritenesse opportuno. Chiederei soltanto di consentire l’utilizzo del Museo Casartelli, così com’è sempre stato, subordinatamente alle esigenze del Comune e in un rapporto assolutamente armonico».
La clausola che potrebbe cambiare l’interpretazione
Sul civico 7, dove l’associazione ha di fatto alcuni locali, Papa precisa che nei documenti storici bisogna prestare attenzione alla cosiddetta “lettera F” che «prevedeva espressamente “sarà in obbligo del Comune di dare in uso gratuitamente, con carico allo stesso della illuminazione e del riscaldamento, alla associazione per la Coltura del Popolo, le aule necessarie ai corsi che saranno indetti dalla associazione stessa; e questo compatibilmente con le esigenze del R. Istituto Magistrale, indicato dalla direzione dell’Istituto stesso”». Una clausola che, secondo il legale, a prescindere dalle diverse interpretazioni (è mancante nell’atto pubblico), «conteneva la precisa volontà dei nostri avi». E ancora: «Questa è sempre stata, comunque, la pratica interpretazione che ne hanno dato le parti, fino a quando un funzionario, non ha preteso che per l’uso (di cui non veniva peraltro contestata la legittimità) di alcune aule, il Carducci avrebbe dovuto pagare luce e riscaldamento. Più chiara di così non potrebbero essere la realtà di fatto e la volontà dei suoi artefici. E su quella lettera F si fonda tutto l’assunto carducciano».
«Serve più signorilità»
A livello interpretativo secondo Papa, viste le diverse diciture contenute negli atti, «per maggiore precisione giuridica di potrebbe qualificare l’atto come “Donazione con vincolo di destinazione”, ma tutto questo disquisire sulla esatta natura dell’atto del 1930, lascia il tempo che trova poiché la proprietà del Comune è fuori discussione». L’avvocato conclude auspicando che si arrivi a una soluzione, al di là dei tribunali. Parla infatti di «tempesta in un bicchiere d’acqua, dove non servono avvocati, ma servirebbero più onestà intellettuale, più lealtà, più signorilità, più senso del bene comune e più intelligenza».
© RIPRODUZIONE RISERVATA