Carducci: «Comune, ora accordiamoci. Ma l’accanimento è incomprensibile»

Il presidente onorario Renato Papa: «Ho votato Rapinese, ma certi toni sono inaccettabili». Dopo la condanna dell’amministrazione: «Sul Conservatorio c’è la massima disponibilità»

Como

Sul Conservatorio «c’è stata una narrazione squilibrata» che ha fatto pensare «che noi non fossimo contrari al suo trasferimento nei locali del Carducci. E invece saremmo felicissimi se venisse qui». Quindi ben venga «un accordo con il Comune» come suggerito dal giudice, anche se «la presa di posizione così dura e così ostile da parte del sindaco nei confronti dell’Associazione è stata inaccettabile e incomprensibile».

La sentenza? Una vittoria

Usa, come nel suo stile, toni pacati e concilianti, senza rinunciare a contenuti chiari, Renato Papa, presidente onorario dell’Associazione Carducci. Lo fa il giorno dopo la sentenza con cui il giudice di Como, Agostino Abate, ha accolto il ricorso dell’ente di viale Cavallotti e duramente bacchettato il Comune dichiarando assolutamente illegittimi gli atti di sgombero e sfratto.

«Ancora prima che esplodesse la questione giudiziaria - commenta Renato Papa, che è stato per decenni un notissimo e stimatissimo avvocato - avevo inviato un parere al Comune sull’utilizzo della sede e avevo toccato proprio i punti della sentenza». Innanzitutto il diritto da parte dell’Associazione Carducci di occupare le aule non utilizzate sia al civico 5 che al civico 7: «Quella clausola è chiarissima - sottolinea il presidente onorario - E ha una sua logica: non è un regalo all’Associazione. Quando il Carducci ha regalato il palazzo al Comune, quest’ultimo ha detto: una parte la lasciamo all’associazioni, l’altra alle Magistrali. Ma se alcuni spazi non servono alle Magistrali può usarle il Carducci. È una clausola ragionevole ed elementare, oltre che logica e facilmente comprensibile».

Secondo il Comune, però, quella clausola scompare nell’atto pubblico successivo: «Vero, ma all’inizio dell’atto si scrive che le delibere, compresa quella dov’è citata la clausola, vengono allegate come parte integrante dell’atto stesso. Quindi tutto ciò che non è stato espressamente revocato, vale perché viene integrato dalle delibere».

La sentenza è una vittoria su tutta la linea per il Carducci, anche perché il giudice non ha mancato in più punti di bacchettare il Comune per l’eccessiva litigiosità: «Io ho votato Alessandro Rapinese, perché lo consideravo un quid novi in una città e in una politica immobile. Devo dire che sono rimasto molto deluso dal su atteggiamento e ho apprezzato molto il richiamo al Comune fatto dalla sentenza. Il giudice si è fatto carico anche dell’aspetto etico e comportamentale dell’amministrazione, ribadendo quanto sia inaccettabile e incomprensibile una presa di posizione così dura e così ostile da parte del sindaco».

«Basta cause»

E ora? «L’interesse del Carducci è l’interesse della collettività - commenta Papa - Quello che suggerirei io, a questo punto, è la disponibilità da parte dell’Associazione a cedere il palazzo al civico 5 al Comune affinché il Conservatorio possa utilizzarlo. Unica eccezione il museo Casartelli, che dovrebbe essere gestito come sempre in un rapporto armonico tra Carducci e Comune, come si è sempre fatto in oltre cinquant’anni».

Una cosa, però, dev’essere chiara: «Il Carducci vuole vedere qui il Conservatorio. Peraltro a titolo personale posso dire che per me sarebbe una vera gioia l’uso della sede per l’insegnamento della musica. Ma ora parliamoci, perché andare avanti a fare cause su cause è inaccettabile ed è un costo per tutti i cittadini».

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