
Cronaca / Como città
Domenica 27 Luglio 2025
Carducci, non è finita: «La lite continuerà
e ci dispiace molto»
Viale Cavallotti Dopo lo sfratto, ecco le voci storiche. Porta: «Contratto chiaro, l’associazione resta al civico 7». Renato Papa: «Prevedo altre svolte, ma è un peccato»
Como
Tutto risolto in viale Cavallotti ora che il Comune è tornato in possesso dell’edificio? «Non so se sia l’ultimo atto della vicenda, io sono chiamata a fare da teste il 12 novembre (quando si discuterà in aula nel merito della causa, ndr)», racconta Livia Porta, nipote di Enrico Musa, fondatore di quella stessa associazione Carducci che da tempo ormai è al centro delle cronache cittadine per il contenzioso in corso con Palazzo Cernezzi.
«Le carte parlano chiaro»
Livia Porta ha seguito «con dolore» la vicenda fin dai suoi inizi e poi, lo scorso maggio, dopo un lungo silenzio, ha preso la parola per chiedere che l’associazione togliesse i lucchetti e si confrontasse con il Comune sul destino dello stabile. Ora, dopo l’ordinanza del la sezione prima civile del tribunale di Como che ha dichiarato l’estraneità del caso dalla propria giurisdizione, riconducendolo invece al giudice amministrativo e rendendo così nuovamente valida l’ordinanza di sgombero del Comune, i lucchetti apposti dall’associazione Carducci sono stati sostituiti da quelli dell’amministrazione.
«Il mio parere, doloroso, resta quello di maggio - spiega Porta - Mi sembra sia stata un po’ una tempesta in un bicchiere d’acqua». Per Porta le carte non lasciano spazio a dubbi: «La causa possessoria intentata dalla presidente Forgione mi fa ridere: ha fatto una guerra che però è smentita dalle carte perché l’associazione Carducci ha diritto solo alle tre aule al pianterreno del civico 7, vita natural durante, come ha sempre voluto mio nonno. E gratuitamente».
Troppo affrettato per alcuni l’intervento di venerdì del Comune che ha rotto il catenaccio ed è entrato nello stabile. «L’ho pensato anche io, inizialmente - dice Porta - Però confrontandomi con Gerardo Monizza ho capito che serviva valutare quante cose dell’associazione sono state portate al civico 5 come a voler dimostrare che avevano bisogno di quegli spazi».
Il destino dell’associazione
Venerdì il dirigente del settore Patrimonio, Valentino Chiarion, ha spiegato che l’associazione verrà invitata a portare via le proprie cose e il sindaco Alessandro Rapinese ha più volte dichiarato la volontà di «spazzare via il Carducci da quel palazzo, fino all’ultima briciola».
«E non si arrenderà finché non l’avrà fatto, anche dal civico numero 7 - sottolinea l’avvocato Renato Papa, ex consigliere dell’associazione e presidente onorario - Conosco il sindaco e so che è così, lo fa in buona fede perché è convinto che il diritto sia dalla sua parte per via di una declaratoria della storicità dello stabile che lo avrebbe fatto rientrare nel patrimonio culturale statale, superando il contratto del 1930».
Insomma, la storia non è finita. Anzi, secondo Papa non è da escludersi un nuovo scambio di lucchetti: «La giurisdizione della vicenda a mio parere spetta al tribunale di Como e non è amministrativa, perché l’atto di cessione è di natura privatistica. La presidente Maria Cristina Forgione potrebbe quindi presentare un regolamento di giurisdizione in Cassazione e chiedere di sospendere l’ordinanza che ha permesso al Comune di riprendere possesso dell’immobile». E infatti proprio ieri ai soci dell’associazione la presidente Forgione ha scritto un messaggio che non ha nulla della resa: «Non ci hanno avvertiti - ha scritto, descrivendo l’azione del Comune con la parola «blitz» - Anche nel 1945 il Carducci fu restituito dopo la requisizione in tempo di guerra. E ora andrà avanti, più luminoso di prima». Sia Papa che Porta si augurano che però le tensioni giungano presto a una risoluzione. «Apprezzo moltissimo il sindaco - dice Porta - So che si lascia andare a dichiarazioni colorite, ma questo perché ha l’ansia di fare il bene della città. Forgione? Le auguro un futuro luminoso, ma non più al Carducci».Più pessimista sul destino dell’associazione invece Papa: «Il sindaco la vuole fuori dall’edificio, del tutto. Ora deve intervenire il diritto, ma se l’obiettivo fosse raggiunto, il Carducci come associazione finirebbe. Sarebbe uno sconvolgimento tale da non poter fare più marcia indietro».
Intanto però, in attesa del prossimo passo della contesa legale, bisognerà capire come sgomberare dall’immobile il tesoro dell’associazione. Che tra quadri, pianoforti a coda e sculture di pregio non è certo qualcosa che si possa traslocare in quattro e quattr’otto.
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