Carducci, ora il giudice dà ragione al Comune. Rapinese: se ne vadano

La contesa Nuova ordinanza del tribunale civile che smonta il pronunciamento dello scorso maggio - Il sindaco: «Prendano i loro quattro stracci ed escano»

Nuovo colpo di scena nella disputa tra il Comune di Como e l’associazione Carducci per l’utilizzo degli spazi in viale Cavallotti e questo dovrebbe scrivere la parola fine su una vicenda che va avanti da tempo nelle aule giudiziarie e che ha visto, nei mesi scorsi, anche la protesta a suon di musica degli studenti del Conservatorio che chiedono di poter avere i nuovi spazi concessi loro dall’amministrazione comunale, ma di fatto “inglobati” dal Carducci con tanto di lucchetti.

Il nodo del contendere

Con un’ordinanza depositata ieri, la sezione prima civile del tribunale – composta dalla presidente Paola Parlati e dai giudici Giulia Troina e Maria Paduano – che si era riunita l’8 luglio, ha accolto il reclamo presentato da Palazzo Cernezzi che rilevava, rispetto al pronunciamento dello scorso maggio del giudice Agostino Abate (che aveva, in estrema sintesi, dato ragione all’associazione), come la competenza non fosse della giustizia civile, ma di quella amministrativa. Il collegio ha quindi accolto le eccezioni sollevate dal Comune e revocato l’ordinanza del giudice Abate e i due provvedimenti cautelari del 2024 e condannato il Carducci al pagamento delle spese legali in favore del Comune per 4.227 euro.

Il nodo del contendere riguarda la piena disponibilità dell’immobile di viale Cavallotti (civici 5 e 7), acquistato nel 1930 dal Comune a fronte del pagamento di debiti contratti dall’Istituto Carducci Pro cultura popolare e con l’impegno di destinarlo alla scuola Magistrale (a cui è poi subentrata l’Università dell’Insubria e ora dovrebbe passare in parte al Conservatorio) e concedendo alcuni spazi all’associazione. Secondo il tribunale, il Carducci avrebbe promosso un’azione possessoria per bloccare lo sgombero dopo aver prima fatto decadere i termini per un’impugnazione al Tar e perso un ricorso d’urgenza. I giudici hanno valutato la natura dell’immobile e il rapporto tra le parti e il collegio ha ritenuto che i locali fossero impiegati per finalità pubbliche. Viene anche precisato che gli inadempimenti reciprocamente contestati non possono che essere oggetto di una istruttoria specifica con valutazioni di merito nelle sedi ordinarie competenti.

Sgomberare

Ieri il sindaco ha invitato il Carducci a sgomberare i locali il prima possibile e, in caso contrario, è disposto ad arrivare allo sgombero (che era stato bloccato da una serie di ulteriori vertenze, ma che ora è tornato valido). Il primo cittadino ha parlato di «ko definitivo». E ha aggiunto: «Finalmente dopo anni si è giunti alla conclusione della vertenza sul Carducci. Quello che ho sostenuto fin dall’inizio è assolutamente quello che i giudici hanno riscontrato, ovvero che il Carducci è al 100% del Comune di Como. Avevo detto che in quel palazzo dell’associazione Carducci non ci sarebbe rimasta una briciola e sarà così. Ora confido nel fatto che prendano i loro quattro stracci ed escano da lì in fretta altrimenti dovrò mandare la polizia. La nostra ordinanza di sgombero è tornata totalmente in vigore. Oggi non abbiamo tempo, se non se ne andranno agiremo in forza. La giustizia amministrativa ha fatto il suo corso e si è cristallizzata, il giudice civile ha detto che non aveva competenza e che era del giudice amministrativo che si è già espresso». Ieri la presidente del Carducci Maria Cristina Forgione non ha rilasciato dichiarazioni.

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