Minori stranieri non accompagnati, la richiesta di Caritas e delle parrocchie: «Il Comune dia uno spazio»

Migranti Caritas e parrocchie dall’assessore. Ipotesi: il “Puzzle” a Tavernola: «Rebbio e l’Annunciata vi aiutano, ma voi dovete garantire tutele e servizi»

Minori non accompagnati, appello delle parrocchie e della Caritas a Palazzo Cernezzi per allestire un centro pubblico.

Come tante altre amministrazioni comunali lombarde anche il Comune di Como è in difficoltà per i tanti arrivi di minori non accompagnati di cui deve farsi carico insieme alla Prefettura. La vicina frontiera rende il nostro un territorio di forte passaggio. Nelle ultime settimane ad esempio la parrocchia di Rebbio, che accoglie ufficialmente attraverso il Comune otto minori, ha spiegato di farsi carico di molti più giovani, oggi una trentina.

La situazione

Dunque ieri mattina, sollecitato un confronto, si sono riunite le varie realtà del terzo settore impegnate sul tema. Ad esempio i Padri Somaschi, i sacerdoti di alcune parrocchie, oltre alla Caritas.

Tutti a Palazzo Cernezzi insieme all’assessore ai Servizi sociali Nicoletta Roperto. «Nel periodo estivo le parrocchie hanno aiutato il Comune offrendo un’accoglienza diffusa - spiega Rossano Breda, direttore della Caritas diocesana – il progetto però si ferma perché non ha avuto un esito positivo per problemi gestionali, di non aderenza ai termini del bando. Vanno dunque avanti solo le convenzioni in essere. Per i minori non accompagnati il centro alla parrocchia di Rebbio e i posti della comunità Annunciata. Abbiamo però chiesto al Comune un confronto continuo e delle soluzioni concrete». Il confronto continuo dovrebbe tradursi in un tavolo di lavoro sui minori non accompagnati sempre attivo. Senza richieste, spiegano dalla Caritas e dalle parrocchie, «dalla sera alla mattina».

L’appello

Quanto alle possibili soluzioni: «La nostra proposta è aprire in città una struttura dedicata – dice Breda – non ne esiste nemmeno una oggi a Como. Si può utilizzare uno stabile comunale, ce ne sono tanti chiusi e sfitti. Per esempio l’ex centro Puzzle di Tavernola, basterebbero pochi lavori. L’amministrazione deve così garantire una serie di tutele per i nuovi arrivati. Traduttori, educatori, mediatori. Sono figure che non possono mancare. Solo così si può fare fronte ai tantissimi minori non accompagnati che passano dal nostro confine. Non possiamo soltanto pensare di spedirli fuori provincia o oltre confine. Queste persone, giovani, potrebbero diventare una risorsa, trasformarsi in energia e manodopera per il nostro tessuto produttivo in crisi per la mancanza di personale». «Comprendo che questo tema a livello politico è un fastidio, perché non regala consenso – spiega sempre il direttore della Caritas – ma è un’opportunità che va colta».

L’assessore e vice sindaco Nicoletta Roperto sull’argomento non rilascia dichiarazioni. Spiega soltanto di essere al lavoro «a testa bassa».

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