Caro ministero, c’è posta per voi: «Pagate il premio per le monete»

Il contenzioso Lettera al nuovo dirigente nominato da Giuli per il bonus del tesoro di Como - Una vera odissea di cui non si vede la fine: «Lo Stato? Vuole trascinarci in mille cause»

«Metta il caso che lei sia creditore nei confronti di qualcuno, metta che lei ritenga di essere debitore di mille e il suo debitore riconosca di doverle soltanto 300... Cosa penserebbe di quella persone dichiaratamente debitrice nei suoi confronti che le dicesse: “Se non ti accontenti di 300 per sempre, non ti darò neppure quelli, che pure riconosco di doverti”? Lo riterrebbe un comportamento onesto?».

In una dettagliata lettera fatta recapitare a Fabrizio Magani, nuovo direttore generale Archeologia, belle arti e paesaggio del ministero della Cultura - già soprintendente a Venezia e fresco di nomina da parte del ministro Alessandro Giuli - l’imprenditore comasco Saba Dell’Oca torna a battere cassa nell’ambito di un contenzioso - quello per il premio relativo al ritrovamento delle monete romane di via Diaz - in cui, il ministero fino a oggi, ha finto di non sentire.

La ricostruzione

Dell’Oca, amministratore della srl Officine Immobiliari, confida che la nomina di Magani coincida anche con un cambio di prospettive da parte degli uffici ministeriali, con i quali si trascina ormai da anni una lunga controversia per determinare l’importo di un premio che deve essere proporzionato all’incremento del patrimonio nazionale, visto che, appunto, i beni archeologici del sottosuolo sono di proprietà dello Stato.

La vicenda è nota: risulta pacifico che sul mercato internazionale, il “Tesoro di Como” valga tra i 10 e i 12 milioni di euro. Il premio al proprietario, che è anche scopritore e che ha pienamente collaborato come Officine Immobiliari, è per legge del 50%. Il ministero inizia col sostenere che non intende consentire l’esportazione delle monete e che perciò il valore si dimezzerebbe: come a dire che siccome l’Italia (giustamente) non intende esportare in blocco la galleria fiorentina degli Uffizi, allora il suo valore finirebbe per dimezzarsi. Poi osserva, sempre il ministero, che è comunque stato possibile completare l’edificio (considerazione in realtà estranea alla legge, che ha riguardo all’incremento patrimoniale dello Stato) e che perciò, partendo dal valore dimezzato, anziché il 50% l’offerta scenderebbe 9,25%. In conclusione da 5, 6 milioni di premio, il ministero scende a 400mila.

Officine Immobiliari è già stata vittoriosa tre volte al Consiglio di Stato, ma il contenzioso continua.

Dice Dell’Oca: «Sembra proprio che il gioco che lo Stato sta facendo sia non solo sfiancare Officine Immobiliari, ma anche drenarla di tutti i soldi, trascinandola in mille cause per poter porre fine al contenzioso secondo i suoi termini». Il colmo è che dei pur soli 400mila euro promessi, a sette anni dalla scoperta ne sono stati corrisposti solo 70mila, né sarà un caso che il Tribunale di Milano nei mesi scorsi abbia ingiunto al Ministero il pagamento del saldo.

Il dreceto ingiuntivo

Il ministero ha opposto il decreto ingiuntivo (prima udienza ad ottobre 2025). Siccome il Tribunale di Milano aveva autorizzata l’immediata esecutività del decreto ingiuntivo ed è stato notificato atto di precetto per poter procedere a pignoramento presso la Banca d’Italia, il ministero ha ulteriormente proposto una seconda opposizione, permanendo nel rifiuto di saldare.

«Il Giudice della prima sezione del Tribunale di Milano - dice l’avvocato Sergio Lazzarini, che con il collega Oliver Pucillo assiste la srl comasca - si è rivolto nelle settimane scorse alla cortesia di Officine Immobiliari chiedendo di soprassedere ad azioni in periodo feriale e ad attendere, dopo anni di pazienza, l’udienza prevista ad ottobre. Invito è stato accolto, anche perché l’invito potrebbe essere inteso come proposta alle parti per definire nel frattempo la vicenda, già sancita dall’ingiunzione emessa dal Tribunale».

Su queste premesse Dell’Oca ha scritto al nuovo direttore generale «supponendolo un semplice uomo della strada»: «Voglia rispondere alle domande ora esposte, domande retoriche che siano, come cittadino, come uomo, come persona onesta, come padre che dà insegnamento di vita ai propri figli».

Ora si vedrà se il ministero insisterà nell’opporsi all’ingiunzione del Tribunale di Milano.

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