Carovita e inflazione: a Como parte molto a rilento lo shopping di Natale

Feste e spese Preoccupazione fra i commercianti dopo il risultato deludente del primo weekend. Confcommercio: «Pesa la minor capacità di spendere»

Sullo shopping di Natale incombe l’inflazione, le famiglie con gli stipendi bloccati stanno spendendo meno. I negozianti storici suggeriscono il ricorso al classico sconto.

I comaschi in centro sono impegnati anche quest’anno a discutere di addobbi, delle luci e delle proiezioni sulle facciate, tutti interessati a confrontare le casette e la pista del ghiaccio rispetto alle precedenti kermesse natalizie.

Preoccupazione

«Purtroppo ciò che desta maggiore preoccupazione per il nostro settore è la capacità di spesa – ragiona Graziano Monetti, direttore di Confcommercio – La famiglia media ha meno soldi in tasca rispetto al passato e deve dare priorità ad altri capitoli mettendo da parte i regali. Sicuramente lo shopping natalizio vede una flessione negativa. L’inflazione ha eroso i consumi ed ha intaccato anche la fiducia. Così si rinviano gli acquisti». Il primo vero test per il Natale a Como sarà il prossimo fine settimana. Il primo weekend del mese ha dato un risultato poco entusiasmante e i primi dati comunque registrano già un segno meno rispetto al 2022.

«I negozi storici e il piccolo commercio in verità hanno già subito perdite vicine al 20% tra ottobre e novembre – spiega Marco Cassina, titolare di PeterCi in piazza Duomo e presidente di Federmoda di Confcommercio – dopo il rimbalzo forte del 2022 che ci aveva dato grandi speranze, archiviata la pandemia, negli ultimi mesi la ripresa si è spenta. Gli arrivi internazionali salvano alcune nostre aree, ma il cliente medio fa fatica. Senza piangersi addosso noi suggeriamo di venire incontro ai più affezionati. Torniamo al vecchio e attualissimo sconto». Una volta arrivati in cassa un prodotto omaggio in più, oppure qualche euro in meno sullo scontrino.

Le tredicesime

Quest’anno comunque il valore delle tredicesime complessivamente è cresciuto, sono però i prezzi di quasi tutte le categorie di prodotti che sono aumentati di più livellando le possibilità dei dipendenti. «Per lo shopping natalizio il vero problema non sono le luminarie o gli alberi di Natale, ma gli stipendi dei lavoratori bloccati da anni – dice Andrea Monti, titolare dei negozi di abbigliamento A.Gi.Emme in via Vittorio Emanuele – Il ceto medio continua ad assottigliare le sue fila, la strada sembra segnata. Dunque le famiglie normali sono costrette a tagliare il superfluo. Como può per fortuna ancora contare sugli svizzeri e sul turismo internazionale che ha un diverso potere d’acquisto». Le spese per la casa, per il mutuo, per le assicurazioni, per le rette scolastiche e per la terza età vengono prima delle sorprese sotto l’albero. Gli alimentari per ovvie ragioni sono sempre i beni maggiormente destinati ad essere comunque acquistati.

«Ma anche noi commercianti del settore dobbiamo trovare alternative valide a prezzi più contenuti – commenta Francesco Bizzotto, figlio del titolare dell’enoteca Da Gigi di via Luini – per premiare i clienti migliori che però oggi hanno meno possibilità di spesa. È chiaro che gli alimentari, e per noi in particolare il vino, vendono comunque. La differenza la fa il potere d’acquisto delle famiglie comuni».

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