C’è stata una svolta nel caso del comasco morto in Moldavia: «Si tratta di omicidio, non fu ucciso per imperizia»

Il caso Medico legale smentisce la versione della compagna di Bernardo: «Lesioni non provocate nel modo da lei descritto». Verso l’accusa di omicidio

Le dichiarazioni di Svetlana Botas «contraddicono le conclusioni della perizia» fatta dal Centro di Medicina Legale di Chisinau. «Non è possibile procurare quelle lesioni» che furono mortali «nel modo descritto» dall’imputata. Per questo motivo, i giudici del Tribunale di Soroca hanno rimandato gli atti al pm, dando 30 giorni di tempo per riformulare il capo di imputazione che non sarà più, quindi, di «privazione della vita per imperizia», come era stato all’inizio di questo processo, ma verosimilmente più grave, ovvero di omicidio, come chiesto da tempo dai parenti della vittima. La clamorosa svolta nel processo in corso per la morte di Franco Bernardo, 62 anni, si è avuta nell’udienza di questa settimana in Moldavia.

La vicenda

Il comasco venne trovato senza vita nella casa della compagna Svetlana Botas a Soroca, tra il 31 maggio e il primo giorno di luglio del 2023. I due si erano conosciuti lavorando a Como in uno stesso albergo. Secondo il racconto che era stato fatto dalla donna, l’aveva trovato riverso a terra dopo una serata trascorsa a bere in compagnia. Un malore per il troppo alcol bevuto, in cui aveva cercato di farlo riprendere sollevandolo di peso da terra per poi adagiarlo contro un muro. I segni sul corpo, insomma, per la donna erano da ricondurre a queste manovre.

I parenti della vittima, in forza anche di un secondo esame autoptico che era stato compiuto in Italia dal medico legale Giovanni Scola, si erano però opposti a questa ricostruzione, ritenendo che il loro congiunto fosse in realtà stato ucciso dopo essere stato soffocato forse addirittura da più persone. Per questo motivo l’avvocato moldavo che assiste la famiglia del comasco, era riuscito ad ottenere una terza perizia fatta Centro di Medicina Legale di Chisinau.

Gli elementi portati in aula

I risultati sono stati depositati nelle scorse settimane e hanno dato palesemente ragione al lavoro del medico legale italiano. Bernardo sarebbe infatti stato ucciso strangolato, non a mani nude ma con un oggetto contundente lungo, forse addirittura un cappio, causandogli anche lesioni e fratture al collo. In più, sulla maglia che indossava – mai analizzata – furono trovate tracce ematiche come pure su una gamba. Questa mole di elementi, portata in aula davanti al giudice, ha condotto alle conclusioni di cui scrivevamo all’inizio, ovvero a non ritenere possibile il racconto formulato dall’indagata. Ed è stato proprio in forza di questa maxi perizia che la procura ha chiesto e ottenuto (nonostante il parere negativo della difesa) la restituzione degli atti al pm per riformulare il capo di imputazione contro la Botas che non parlerà più, quindi, di «privazione della vita per imprudenza». Il codice penale moldavo, infatti, prevede che nel caso di «accertamenti su un altro reato commesso dall’imputato» oppure di un reato «con la partecipazione di altre persone», oppure ancora grazie «all’introduzione di nuove circostanze», la nuova accusa debba essere formulata entro trenta giorni. Ed è quello che ora tutti attendono.

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