Centro disabili, la protesta:«No ai pasti in arrivo da fuori»

Via del Dos Il Comune ha scelto di far preparare i piatti da una ditta esterna. Le famiglie: «I nostri figli hanno esigenze diverse dai bambini delle scuole»

L’assemblea organizzata dall’assessore Nicoletta Roperto per discutere con le famiglie del centro diurno per persone con disabilità in via del Dos ha lasciato insoddisfatte le richieste di numerosi genitori.

Iniziata con l’idea di presentare le nuove modalità di pagamento delle rette (un pagamento al Comune per il centro diurno e un secondo, questa la novità, a Lario Ristorazione per il servizio mensa), è sfociata in un confronto sulle nuove modalità di gestione della mensa del centro.

L’assessore Roperto infatti ha comunicato che, con la decisione del Comune di affidare a Lario Ristorazione la preparazione e distribuzione dei pasti in città, in via del Dos non sarà più attivo il servizio mensa interno. Un servizio che esiste da anni e che i genitori dei 30 utenti reputano indispensabile per andare incontro ai bisogni dei loro figli, tra chi ha disfagia, chi ha una peg, chi ha necessità particolari sia sul lungo periodo che nella quotidianità. «Siamo preoccupati del fatto che ora i pasti arrivino da fuori perché la presenza delle cuoche, due bravissime cuoche di cui ci fidiamo, ci garantiva che i nostri figli, che a differenza dei bambini degli asili e delle scuole non sono in grado di far presente quando qualcosa nel loro pasto non va, mangiassero senza problemi» spiega Isabella Tosca. Le due cuoche, secondo quanto comunicato alle famiglie, continueranno a cucinare per gli ospiti del centro in una prima fase, ricevendo il cibo da Lario Ristorazione, mentre una volta che sarà pronto il Centro unico di cottura dovranno limitarsi a presenziare ai pasti.

Avranno solo la possibilità solo di frullare i cibi precotti all’esterno e di riscaldarli a seconda delle esigenze degli ospiti, ma senza possibilità di cambiare all’ultimo momento il pasto in riposta ai bisogni degli utenti, che possono variare molto velocemente, viste le loro condizioni di disabilità spesso grave.

Un servizio che quindi sarà insufficiente, secondo i genitori. «Mia figlia per esempio ha difficoltà con alcune tipologie di cibo e ho visto che le cuoche, quando c’è un pasto che non le si addice, le preparano qualcosa ad hoc. Idem se sta male. Il cibo è un piacere e anche per loro deve restare tale, così invece le loro esigenze vengono calpestate e dimenticate ancora una volta, come già era successo per la piscina di via del Dos, chiusa e mai riaperta» commenta un altro genitore, Nicola Spini che da tre anni a questa parte ha rinunciato ai corsi di nuoto per sua figlia, temendo che il tragitto di venti minuti tra il centro e la sede della piscina (essendo ancora chiusa quella di via del Dos) possa farla ammalare gravemente.

«Abbiamo chiesto a Roperto la possibilità di lasciare tutto fermo alla prima fase - dice invece Luigi Marasco - Ma ci ha detto che non è possibile».

I genitori però non si arrendono e stanno pensando a come organizzarsi per far sentire la propria voce. Si pensa, al momento, a una protesta in Comune, ma i dettagli a riguardo sono ancora da definire.

© RIPRODUZIONE RISERVATA