Certificato falso per aiutare la prof. Il medico: «Era depressa, ho sbagliato»

L’interrogatorio Il camice bianco ammette di aver aiutato indebitamente l’insegnante. Le dichiarazioni al giudice: «Non aveva bisogno di terapie salvavita, ma volevo aiutarla»

«Vero, non aveva alcun bisogno di terapie salvavita. Ma era depressa e l’ho voluta aiutare». Il medico calabrese accusato di aver garantito un certificato falso a una prof, garantendole così la possibilità di lavorare un solo giorno nella scuola di Como alla quale era stata assegnata e poi tornare a casa in malattia, ammette ogni addebito. Lo fa nell’interrogatorio al quale è stato sottoposto dopo che la Procura di Como ha chiesto la sua sospensione cautelare dalle funzioni di medico.

L’interrogatorio

Davanti al giudice delle indagini preliminari Pasquale Pulitanò, 69 anni, professionista in servizio e residente a Bianco (Reggio Calabria) ha ammesso tutte le sue colpe e ha detto: «Ho sbagliato al 100%, lo so. Ma faccio il medico da oltre quarant’anni e sono una persona per bene».

La vicenda per la quale si è ritrovato indagato con l’accusa di false certificazioni e attestazioni, falso ideologico e truffa aggravata ai danni dello Stato, risale al settembre 2020. Quando a Como ha preso servizio un’insegnante calabrese. La donna il giorno dopo presenta alla scuola un certificato medico di malattia, firmato dal dottor Pulitanò, nel quale il professionista attesta che la prof deve sottoporsi a cure salvavita a causa di una patologia cronica. In realtà, scoprirà la Procura attraverso una consulenza medica e ammetterà lo stesso camice bianco finito nei guai, quella malattia non richiede cure salvavita e il certificato che attestava il contrario era un falso.

Davanti al giudice, il medico ha spiegato che «era il periodo del Covid» e che gli «ambulatori dei medici erano tutti intasati. Io ho cliccato la dicitura dove c’è la terapia salvavita senza volerlo». Il fatto è che, nel momento in cui se n’é accorto, anziché porre rimedio ha proseguito con la stessa attestazione anche per tutti i successivi certificati che hanno permesso all’insegnante di starsene a casa e non lavorare, pur mantenendo lo stipendio piano, per l’intero anno scolastico. Costringendo la scuola a ricorrere a una supplenza.

«Ho fatto quel certificato - ha detto al giudice - perché era il periodo del Covid, la gente moriva. E io ho voluto aiutare» la paziente. «Sapevo che poteva lavorare normalmente pur avendo quella patologia, ma era depressa e ho voluto aiutarla».

Il sequestro dei soldi

A carico del medico - il quale è stato sospeso dall’attività per un periodo di 9 mesi - in realtà vi sono due ulteriori episodi, scoperti nel corso dell’inchiesta dal pubblico ministero Antonia Pavan e dagli uomini della sua polizia giudiziaria: «È vero - ha confermato l’uomo nel corso dell’interrogatorio - era un periodo particolare. Ma so di aver sbagliato».

Se a carico del medico è scattata la sospensione cautelare dall’attività, a carico della professoressa assenteista la Procura ha chiesto e ottenuto l’emissione di un decreto di sequestro per una cifra di poco inferiore ai novemila euro, ovvero i soldi percepiti indebitamente grazie al falso certificato.

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