L’omicida di Rebbio davanti al giudice. Il tribunale ordina la perizia psichiatrica

Un anno dopo Querenzi è accusato dell’agguato mortale di via Giussani, lo scorso agosto. Uccise il pensionato Giuseppe Mazza e ferì un giovane che aspettava alla fermata dell’autobus

Accerti il perito se l’indagato era «capace di intendere e di volere» nel momento in cui avvenivano i fatti per cui è finito prima in carcere e ora davanti ad un giudice. Ed accerti pure la capacità di stare nel processo e la «pericolosità sociale» del sospettato, indicando eventuali strutture idonee per il contenimento. È questo, parola più parola meno, il quesito che il giudice dell’udienza preliminare Massimo Mercaldo ha sottoposto allo psichiatra Nicola Molteni chiamato da ieri ad analizzare la mente di Omar Querenzi, l’uomo di 33 anni di Albiolo accusato dalla procura dell’omicidio di Giuseppe Mazza lo scorso mese di agosto in via Giussani a Rebbio, ma anche del tentato omicidio di un giovane del Salvador e dell’aggressione ad un bambino e a un suo parente nei pressi del Sant’Anna e del McDonald di Montano Lucino.

Uccise un uomo con un coccio di vetro

Striscia di sangue e di violenza che avvenne in poche ore tra le 9.30 della mattina dell’11 agosto fino a poco dopo mezzogiorno. Mazza, lo ricordiamo, era stato ucciso con un coccio di vetro mentre si trovava seduto nella propria auto in un parcheggio vicino alla scuola media di via Giussani a Rebbio. Non ebbe nemmeno il tempo di reagire: l’uomo arrivò, aprì la portiera e lo colpì alla gola. Come del resto – secondo la tesi dell’accusa e sempre senza alcun motivo – l’indagato aveva provato a fare in precedenza poco più in basso, tra la via Giussani e la via Paoli, in danno di un giovane centroamericano che aveva avvicinato con la scusa di chiedere una indicazione per l’ospedale.

Querenzi, che ancora oggi è detenuto nel carcere di Pavia, ieri era in aula con accanto gli avvocati Denise Canu e Pasquale Saggiomo che hanno chiesto (e ottenuto) al giudice Mercaldo l’Abbreviato subordinato alla perizia psichiatrica. Già in fase di indagine il pm Simone Pizzotti aveva chiesto una consulenza psichiatrica che tuttavia aveva concluso con la capacità di intendere e di volere di Querenzi. La difesa però aveva però chiesto l’Abbreviato subordinato appunto ad una nuova perizia, istanza che è stata accolta.

Aggredì anche un bambino

Ieri mattina, prima di assegnare l’incarico al perito, si sono costituite come parti civili la famiglia del primo bambino aggredito vicino all’ospedale (con l’avvocato Matteo Curioni) e pure il ragazzo del Salvador vittima del tentato omicidio e che fu colpito alla gola da un coccio di bottiglia, salvandosi dalla morte solo per una questione di millimetri (rappresentato dall’avvocato Tommaso Scutari). Le operazioni peritali sulla mente di Querenzi inizieranno in luglio mentre la prossima udienza è stata fissata per novembre.

I fatti per cui Querenzi è in carcere risalgono allo scorso 11 agosto. Giuseppe Mazza – nato in Valtellina, ma con una vita trascorsa tra Rebbio e Breccia – era stato ucciso con un colpo di bottiglia alla gola. Una aggressione durata non più di una ventina di secondi. In carcere, fin dal primo giorno dopo le indagini della squadra Mobile e delle volanti, era finito Omar Querenzi. La procura aveva affidato altri compiti sia all’anatomopatologo – con i dettagli del minuscolo pezzo di vetro trovato nella ferita mortale, compatibile con la bottiglia che era stata vista impugnare da Querenzi poco prima – sia in merito a rilievi dattiloscopici sulle impronte digitali presenti sull’auto e sulla bottiglia. Infine erano state analizzate le tracce di sangue presenti sugli indumenti indossati dall’indagato al momento dell’arrivo della polizia.

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