Cielo giallo sopra New York: «Scena apocalittica. Siamo impotenti, come durante la pandemia»

Dagli Usa Marta Galfetti, comasca, da 13 anni a New York racconta al nostro giornale questi strani giorni sotto il cielo giallo a causa degli incendi in corso in Canada. Qui le sue foto

È successo dalla sera alla mattina: prima è arrivata la strana sensazione, dalla gola ai polmoni, poi, con gli occhi che pizzicavano, la visione assurda di un cielo giallo, da Apocalypse Now. Accade spesso così quando succede qualcosa di brutto intorno a noi: il nostro corpo se ne accorge prima della nostra mente.

Il racconto da New York

La strana sensazione appena descritta è condivisa in questi giorni da circa 8 milioni e mezzo di persone, ovvero gli abitanti di New York. Tra questi vive, da ormai 13 anni, la comasca Marta Galfetti, content creator, che ci ha raccontato come si sta oggi per le strade della Grande Mela, passeggiando a metà tra il passato e il ricordo della pandemia e un futuro apocalittico difficile da immaginare. «La prima sensazione, l’altro ieri, è stata quella di respirare qualcosa di strano - spiega infatti - ma il peggio è accaduto ieri, tra le 12 e le 15, quando il cielo è diventato completamente giallo, a tratti arancione. Tra l’altro la città è diventata progressivamente sempre più buia, arancione ma buia. La nebbia ha oscurato il sole». Le foto scattate da Marta e da tanti altri newyorkesi in effetti sembrano modificate da un filtro vintage, che rende stranianti le atmosfere catturate nelle immagini.

Gli incendi in Canada e la nebbia gialla

All’origine del fenomeno, inedito per New York, ma tristemente noto ad altre aree degli Usa come la California, ci sono gli indomabili incendi (più di 400) che stanno prendendo sempre più piede in Canada. I venti hanno sospinto per 750 chilometri - è questa la distanza tra la Grande Mela e il Canada - il fumo, creando questa nebbia malsana che si è infilata tra gli altissimi grattacieli e le strade di New York. Ma anche nella peggiore delle condizioni, l’aria di San Francisco non è mai stata tanto malsana quanto quella che si respira a New York in questi giorni, secondo quanto racconta il New York Times. Ma il New Yorker va oltre e scrive che «la città di New York ha registrato in questi giorni un inquinamento dell’aria peggiore di qualsiasi grande città del mondo, secondo la compagnia IQAir».

Una rete sociale tra i newyorkesi

La città americana però funziona come un grandissimo formicaio: quando c’è un pericolo, tutti i suoi abitanti si attivano per mettere in guardia vicini di casa, colleghi e amici e lo stesso è accaduto proprio in questi due giorni. «Molta gente qui vive da sola - racconta Marta - ma il lato positivo è che nessuno secondo me si sta sentendo veramente solo: i condomini hanno subito mandato mail per avvertirci di quanto stava accadendo, anche gli uffici si sono mobilitati per dare indicazioni di salvaguardia personale».

Anche Marta ha ricevuto la seguente comunicazione di questo tipo dal palazzo in cui vive, vicino all’East River a Manhattan: «Dal momento che il fumo proveniente dagli incendi in Canada continua ad avere serie conseguenze sulla qualità dell’aria nel Nord Est degli Stati Uniti, ecco alcuni consigli per minizzare i rischi che correte: monitorate la qualità dell’aria; se dovete uscire non fate attività fisica, indossate una mascherina protettiva, cambiatevi i vestiti quando rientrate in casa; rendete sicuro l’interno delle vostre abitazioni, tenete le finestre chiuse, usate purificatori dell’aria, non bruciate candele e non accendete il fuoco nei camini, non friggete e non bollite il cibo; limitate il tempo passato con grandi gruppi di persone; fate attenzione alle vostre condizioni di salute».

Marta Galfetti racconta la sua vita da comasca a New York con gli scatti pubblicati su questo profilo Instagram

Impotenti in questa nebbia, come in pandemia

Solo tre anni fa queste indicazioni ci sarebbero sembrate assurde, oggi invece siamo pronti a chiuderci in casa e a uscire solo con la mascherina se qualcuno ce lo chiede: in un certo senso, la pandemia ci ha resi più resistenti alle situazioni estreme e pronti a reagire. «In giro ci sono persone, ma in tanti hanno la mascherina e nel parco giochi sotto casa mia, dove di solito ci sono sempre bambini, oggi non c’era nessuno. Sono state interrotte le attività sportive e le gare, sconsigliato anche andare a fare jogging, una delle attività preferite dei newyorkesi. Ma la cosa che più mi ha colpito è la sensazione di completa impotenza di fronte a quanto sta accadendo: non possiamo smettere di respirare, come facciamo a difenderci?».

E proprio come per la pandemia, anche nel caso della nebbia arancione di New York gli esperti sempre più puntano il dito contro il cambiamento climatico che è la ragione per cui gli incendi sono scoppiati nelle foreste canadesi così presto - anche prima dell’inizio dell’estate - e con tale intensità. «Questo fa riflettere: ci si rende conto che un fatto accaduto così lontano, finisce per riguardarci», commenta Marta. Come direbbero i matematici e i fisici, non è altro che l’effetto farfalla (“il minimo battito d’ali di una farfalla è in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo”), reso però più impattante ed evidente dalle condizioni meteorologiche estreme cui il cambiamento climatico ci sottopone.

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