Clima da “liberi tutti”, ma Como
è la provincia con i numeri peggiori

In un giorno 311 nuovi contagi sul Lario - Soltanto l’area di Milano fa segnare un dato più alto - E non calano i decessi: altri 6 causati dal coronavirus

Como

Sei decessi e 311 nuovi positivi. I contagi a Como tornano a salire dopo giorni in cui i numeri si sono mantenuti relativamente bassi.

Dei 39mila tamponi analizzati ieri in Lombardia, di cui 9.541 rapidi, 2.504 hanno dato esito positivo. I contagi di Como seguono quelli di Brescia (+488) un territorio dove si stanno facendo largo dei focolai connessi alle varianti del virus.

Salgono le positività anche a Varese (+301), dove circolano altre varianti, mentre i numeri di Milano (+600) devono sempre essere letti in relazione ai tanti abitanti residenti nella metropoli. Seguono Monza (+140), Bergamo (+124), Mantova (+111), Pavia (+110) e Lecco (+106). I decessi sono stabili, 46 quelli comunicati ieri dalla Regione. È un numero che molti esperti speravano di vedere nettamente ridotto in relazione al minor tasso di contagi degli ultimi giorni. Meno positivi significa nell’arco di una o due settimane meno ricoverati e infine meno lutti.

Ma l’andamento oscillante, con un nuovo picco delle positività, lascia pensare a nuove fluttuazioni. Sono sei, come detto, i nuovi decessi contati nel comasco, di cui 2 nella sola città capoluogo. Così il totale dei comaschi spirati per colpa del Covid da marzo dell’anno scorso sale a 1.686 vittime, 272 in città. Come noto la seconda ondata nel nostro territorio si è abbattuta con più violenza rispetto alla prima. Da marzo a settembre le vittime Covid comasche accertate sono state 671, mentre da ottobre a oggi 1.015.

Tornando al bollettino regionale i reparti ordinari degli ospedali vedono un piccolo aumento dei pazienti ricoverati, scende invece, benché di sole tre unità, il numero dei malati nelle terapie intensive. A Como in realtà la pressione sui nosocomi continua a diminuire anche se il calo è lento e mai continuativo.

Sono 203 i contagiati ricoverati nella rete dell’Asst Lariana, circa il 60% in meno rispetto al picco vissuto soprattutto al Sant’Anna a metà novembre. Sono 149 i positivi in cura nell’ospedale di San Fermo della Battaglia, di questi nove si trovano in Terapia intensiva, più tre fermi al Pronto soccorso. A Cantù ci sono 18 ricoverati contagiati, oltre a quattro casi in Pronto soccorso. Infine i casi lievi sono 24 a Mariano Comense e cinque nella degenza di transizione di via Napoleona.

La lettura dell’andamento della pandemia secondo l’Ats Insubria non è netta. Si è assistito nell’ultima settimana ad un calo delle positività, ma solo questa diminuzione era ferma in quella precedente. Finiti gli effetti del lockdown natalizio, il timore è vedere nei dati i contagi portati dalla ripresa delle attività lavorative e scolastiche. «La tendenza è al calo – spiega Giuseppe Catanoso, direttore sanitario dell’Ats Insubria – ma l’attenzione deve restare alta, preoccupa ad esempio l’aumento, seppur contenuto, delle quarantene scolastiche».

Molti grandi esperti del mondo della medicina nei giorni scorsi suggerivano nuove strette, per frapporsi alle ritrovate libertà e alle riaperture di ristoranti e piste da sci.

«Camminiamo ancora su un sottile filo di lana – commenta il virologo del San Raffaele Massimo Clementi - possiamo andare meglio, ma il pericolo di una ricaduta è sempre presente. Se si eccede nelle riaperture il rischio è vedere i contagi risalire. Di contro se si eccede con la rigidità si rischia la paralisi e il tracollo dell’economia. Sono scelte difficili: l’unica soluzione è vaccinare rapidamente».

Tornando ai dati, nelle elaborazioni su base settimanale del consigliere regionale del Pd Samuele Astuti, il contagio nella nostra provincia è dato a giovedì in diminuzione tra il 40% e il 50%, ma con un valore ancora sopra ai cento casi positivi ogni 100mila abitanti. Pur in diminuzione il quadro si assesta su numeri ancora alti, occorre per il consigliere aumentare tamponi e tracciamenti.

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