Colisseum attacca il Comune: «Palazzo immobile da più di 25 anni»

Via del Dos La versione dei vertici della cooperativa: «Il servizio prorogato per evitare pregiudizi ai disabili ora che non serviamo più quell’urgenza è venuta meno»

Mail certificate ignorate, documenti spariti negli archivi, progetti dimenticati negli armadi e la mancanza di voglia di affrontare, una volta per tutte, una situazione che alla fine si è trascinata per un quarto di secolo. Fino a esplodere in uno scontro e in una polemica dai toni accesi, anziché no. Che all’interno di Palazzo Cernezzi la vicenda della piscina di via del Dos sia stata l’emblema di una certa pressapochezza amministrativa e burocrtica, non c’era certo bisogno dei vertici della Cooperativa Colisseum per dirlo. Vertici che, ora, hanno buon gioco a rimarcare tutte le carenze del Comune in questi 26 anni di gestione di un bene pubblico, senza mai andare a gara.

«Ogni volta che ci hanno dato la proroga della gestione dell’impianto di via del Dos - commentano il presidente della cooperativa, Gabriele Romanò, e il suo vice, Franco Campanella - i dirigenti del Comune hanno scritto che era necessario garantire continuità per evitare “pregiudizi” a un’utenza fragile, come quella dei disabili. Ora, all’improvviso, non interessa più a nessuno che si interrompa un servizio di pubblica utilità».

I vertici della cooperativa si presentano all’incontro con La Provincia con un sacco pieno di documenti. Un quarto di secolo di corrispondenza tra loro e l’amministrazione. Partono dalla fine, i due esponenti della cooperativa canturina, ovvero dalla chiusura per motivi di sicurezza: «In quella struttura il padrone di casa è il Comune di Como - dicono - Ed è al padrone di casa che competono le spese straordinarie. E invece negli ultimi anni tutti gli interventi straordinari li abbiamo fatti noi a nostre spese. Ad esempio, siamo stati noi a puntellare la vasca piccola oltre che la bussola d’ingresso e la segreteria. E quando abbiamo finito l’intervento, nel febbraio 2020, abbiamo scritto al Comune per chiedere un sopralluogo di verifica: non sono mai venuti. Ora dicono che la struttura va chiusa per motivi di sicurezza, basandosi su indagini a vista».

Il Comune? Assente da un quarto di secolo

La questione dell’ammaloramento del cemento delle solette della struttura, non è nuova: «Già nel 2018 nel nostro project financing sottolineavamo il problema - chiosano Romanò e Campanella - Ma quel progetto il Comune se l’è tenuto nel cassetto per un anno e mezzo, e solo quando il Tar ci ha dato ragione lo hanno tirato fuori per bocciarlo. Eppure noi indicavamo una soluzione, abbiamo anche presentato un conto dettagliato con tutti i costi. Evidentemente il solo interesse dell’amministrazione era liberarsi di Colisseum».

«Interrotto un pubblico servizio»

Ce n’è per tutti. Ma, soprattutto, il dito lo puntano contro l’attuale dirigente ai Servizi sociali e contro l’ultima amministrazione, oltre che la neonata giunta Rapinese: «Noi volevamo andare in gara - dicono - ma loro non ce l’hanno permesso. L’Anac ha detto chiaramente che il piano economico finanziario dei lavori era sbagliato: così facendo ci hanno tolto il diritto di partecipare alla gara». Colisseum ha presentato un esposto sulla vicenda di via del Dos: «Hanno interrotto un servizio pubblico, mettendo in crisi le famiglie di un centinaio di disabili gravi. Noi avremmo garantito i lavori senza interrompere l’attività. Al sindaco chiediamo: era così urgente intervenire, tanto da chiudere tutto? Anche la piscina grande, che non aveva problemi? Ora siamo curiosi di vedere come finirà. Ma una cosa ci è chiara: volevano che Colisseum fosse mandata via, e l’hanno mandata via».

© RIPRODUZIONE RISERVATA