Comasca a Londra delegata all’Onu
per aiutare le donne: «Quante energie femminili da portare alla luce ci sono?»

La storia Laura Tettamanti lavora per un’azienda che produce software professionali. Ora ha un’occasione importante come delegata per la commissione del Regno Unito che si occupa dello status delle donne in Uk

C ita un libro di Sheryl Sandberg, direttrice operativa di Facebook, dal titolo “Facciamoci avanti. Le donne, il lavoro e la voglia di riuscire”, Laura Tettamanti, mentre racconta come negli anni e grazie alle esperienze all’estero, si è appassionata sempre di più ai temi che ruotano intorno alle donne e alle opportunità che si offrono loro in ambito professionale.

«Quante energie femminili ci sono da portare alla luce?» si chiede. Lei è nata e cresciuta a Como, in Italia ha lavorato in diverse banche, poi si è spostata a Malta e infine è approdata a Londra, dove oggi si occupa di customer marketing in un’azienda che produce software professionali.

«È un ambito a prevalenza maschile - racconta - ma qui ho un ruolo con una certa responsabilità». Ed è forse proprio grazie a questa posizione lavorativa che Laura è stata selezionata per diventare delegata della commissione all’Onu del Regno Unito che lavora per migliorare lo status femminile nel Paese. «Non sarò veramente a New York durante le conferenze delle Nazioni Unite - spiega - ma le potrò seguire da remoto e soprattutto, nelle prossime settimane, insieme a tante altre donne parteciperò a workshop ed eventi durante i quali proporremo idee per ampliare le opportunità delle lavoratrici nel Regno Unito».

La sua speranza, spiega, è soprattutto quella di entrare in contatto con professioniste attive in diversi ambiti: dal business al volontariato. «Ci scambieremo competenze e faremo rete, che è una cosa sempre più importante. Noi donne forse non siamo brave a vantarci, quando sappiamo fare bene qualcosa, invece dovremmo aiutarci a vicenda a mettere in luce le potenzialità l’una dell’altra».

Il ruolo di delegata, poi, le permetterà di influenzare, anche se indirettamente, chi prende decisioni che hanno impatti sulla vita di tante donne che come lei, ogni giorno, devono faticare per mantenere il ruolo professionale che si sono conquistate. «Sono convinta però che in Italia mi sarebbe stato impossibile avere un’opportunità simile - racconta - Perché lì, a trent’anni, sei defilato sul posto di lavoro. E questo è un problema che non riguarda solo le donne, ma i giovani in generale, a cui non viene permesso di mettersi alla prova». La sua esperienza messa a disposizione della delegazione poi eviterà che la sua storia resti, come spesso accade, quella di una tra tante che ce l’ha fatta, e sia invece un aiuto concreto per tante altre che sognano in grande.

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