Como: addio lockdown
Per le strade tutto come prima

Lunedì 4 maggio circolava il 75% dei comaschi. Lo stesso dato registrato il giorno prima dello stop

Con la ripresa della fase due gli spostamenti a Como e provincia sono tornati ai livelli dell’inizio del lockdown. Lo dicono i dati telefonici della Regione, raccolti registrando gli spostamenti dalle cosiddette “celle” che garantiscono il funzionamento delle rete mobile.

Le strade in realtà non sono ancora così affollate - almeno non quanto prima dell’emergenza Covid-19 -ma una buona fetta di lavoratori è tornata in azienda e tante persone sono tornate ad uscire di casa per incontrare i parenti. Al di là e prima dei numeri, c’è anche un riscontro visivo: ieri, per esempio, il numero di pedoni era di gran lunga maggiore di quello riscontrabile nei giorni precedenti.

Il meccanismo delle celle

Qualche dato. Lunedì, primo giorno di entrata in vigore del nuovo decreto, gli spostamenti registrati corrispondevano a circa il 75% di quelli dello scorso 20 febbraio, nei giorni appena precedenti l’inizio dell’emergenza coronavirus.

In città lo stesso dato era pari al 76% (e in provincia al 79% )il giorno 9 marzo, quindi all’indomani dell’inizio del lockdown. Nei giorni successivi i comaschi avevano poi imparato a convivere con le misure di contenimento e gli spostamenti si sono fortemente ridotti, scendendo anche sotto al 40%. Cosa vogliono dire questi numeri? Rappresentano un’indicazione, non un calcolo matematico esatto riferito ai singoli cittadini che escono di casa. Ma è da quando è iniziata l’epidemia che il Pirellone sta lavorando i dati in arrivo dalle principali compagnie telefoniche per capire quanto e come i cittadini si muovano fuori dalle loro abitazioni nonostante le restrizioni per il contagio. Sono tutti calcoli aggregati, dei flussi. In altre, spiegano gli esperti, la valutazione si basa sugli spostamenti, quando gli smartphone che tutti o quasi teniamo in tasca cambiano la cella alla quale sono agganciati. I risultati sono comunque significativi, e possono rappresentare un campanello d’allarme. Quanto al nostro comportamento, il dato degli spostamenti nel Comasco è abbastanza in linea con quello delle altre province lombarde. C’è stato, sempre secondo il monitoraggio della Regione, molto movimento nel Lodigiano e nel Cremonese. Pavia e Mantova segnano un 78% di spostamenti, Lecco 77%, Monza 73%, 72% Varese, 70% Brescia, meno ancora Bergamo con un 69% e Milano, 64%, ultima Sondrio 53% dove evidentemente ci sono stati pochi movimenti.

Lento ritorno alla normalità

Esigenze lavorative a parte è chiaro che spostamenti e contagio hanno una correlazione stretta. Più la gente si muove ed ha contatti con altre persone più il virus può circolare. Vero è che i comportamenti di oggi dovrebbero essere più consapevoli e responsabili rispetto all’inizio di marzo quando, per esempio, nessuno aveva a disposizione le mascherine.

Intanto sul rispetto delle norme imposte nella fase due le forze dell’ordine continuano i controlli. Non è un liberi tutti. «Dal non poter uscire del tutto si è passati al come e al perché poter uscire – spiega Donatello Ghezzo, comandante della polizia locale di Como – ed è su questo che ora si stanno concentrando i controlli. Le attività delle forze dell’ordine sulla base degli accordi con la questura si sono distribuiti i compiti. Traffico e mobilità sono più competenza di carabinieri e guardia di finanza, mentre noi dobbiamo controllare i pubblici esercizi, dunque il tema dell’asporto, tra bar, pasticcerie e ristoranti. A riguardo non mi hanno segnalato particolari situazioni di criticità. Ma presidiamo anche parchi, aree verdi e cimiteri, per verificare che vengano mantenute le distanze, che tutti indossino le mascherine e che non ci siano assembramenti. Anche in questi comportamenti mi pare che la cittadinanza sia abbastanza responsabile».

Il comandante spiega però che con la fase due e la parziale riapertura sono ricominciati, anche se con numeri ridotti, per esempio gli incidenti stradali, oppure fenomeni di abbandono dei rifiuti, oltre alle denunce tra condomini. «Sì i sinistri tra veicoli – dice Ghezzo – ma anche gli esposti, le liti tra vicini, le segnalazioni alla polizia ambientale. Insomma guai e reati quotidiani che si erano fermati».

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