Como, domenica senza eventi natalizi per la partita. Ma tutti dicono no allo stadio fuori città

Il casoDomani stop alle attrazioni natalizie, è polemica. Destra, sinistra e il sindaco: l’impianto rimanga dov’è. Spallino: «Bisogna saper gestire gli eventi, non chiudere

Domani stop agli eventi e alle attrazioni all’aperto, fino alle 19, per evitare problemi legati alla concomitanza con la partita Como-Reggina, in programma alle 15. La decisione presa da Questura e Prefettura ha suscitato subito proteste e continua a far discutere.

Secondo l’ex assessore all’Urbanistica Lorenzo Spallino si tratta di un assist a chi vorrebbe uno stadio lontano dal centro: «Curioso che per evitare problemi di ordine pubblico siano penalizzati soggetti che non sono responsabili dei problemi di ordine pubblico dei quali altri sono responsabili. Per dirla tutta, imporre restrizioni alla città per mille tifosi che vengono da fuori è la migliore strategia per convincere le persone della necessità di spostare lo stadio». Lo stadio per Spallino deve restare dov’è, e le autorità dovrebbero essere in grado di gestire gli eventi: «Non bisogna spostare lo stadio da Como – sostiene - perché anche in questo caso non è lo stadio il responsabile. Che è lo stesso ragionamento alla base del progetto di spostare il Comune in Ticosa “perché lì ci sono i parcheggi” o l’ospedale Sant’Anna a San Fermo “perché così lo facciamo nuovo”».

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Coro unanime

Tuttavia l’idea di costruire un nuovo stadio fuori dal centro, per esempio nella piana di Lazzago, non è mai stata archiviata. Delle informazioni preliminari sono anche state richieste da alcuni intermediari per conto di investitori privati. In consiglio comunale è stata depositata una interrogazione sul tema dal consigliere di Svolta Civica Vittorio Nessi. Alla quale per ora il sindaco Alessandro Rapinese ha risposto limitandosi a consigliare di chiedere informazioni al Calcio Como. Lo stesso sindaco però ha pubblicamente difeso l’attuale ubicazione del Sinigaglia.

«Portare fuori lo stadio significherebbe perdere l’ultimo grande punto d’attrazione pubblico della città – argomenta Spallino – ma se è questo l’obiettivo che tutti o quasi si prefiggono, con tutta la stima per la Prefettura e la Questura, chi amministra Como deve dimostrare di essere in grado di gestire più eventi pubblici non peraltro così eclatanti. Bloccare Como per mille tifosi non è accettabile, chissà cosa succederà se mai la squadra dovesse avere successo affrontando in futuro partite con tremila sostenitori o più».

La politica comasca sul Sinigaglia si è espressa con un coro unanime. Tutti hanno chiesto che lo stadio resti affacciato su lago. L’ha fatto il sindaco come gli altri candidati alle elezioni. «Era un punto della nostra campagna elettorale», spiega Nessi, capogruppo di Svolta Civica. Anche la Lega ha preso posizione in tal senso, contro ipotesi di spostamento. E si sono così esposti anche esponenti di sinistra come Luigino Nessi.

Le opinioni

«Anche noi, certo – dice Giordano Molteni, Fratelli d’Italia – per una questione di valore architettonico e storico. Tutti però, attuale sindaco compreso, abbiamo sottolineato che il Sinigaglia deve diventare un centro d’attrazione non una volta ogni quindici giorni per la partita, ma diverse volte al mese. Per concerti, eventi, altri sport. Se la Reggina e dei mercatini natalizi mezzi vuoti ci costringono a bloccare la città allora occorre chiedersi cosa faremo un domani con la Juve o il Milan. Molto dipende dalla città, da cosa è in grado di garantire». Per Stefano Fanetti (Pd) «lo stadio deve rimanere a Como perché è parte del tessuto architettonico e storico della città. Non solo: va riqualificata tutta l’area circostante. Serve investire risorse sul piano di recupero che elimini la cesura con l’area di Villa Olmo e la passeggiata. I problemi di ordine pubblico che si sono verificati non possono essere il pretesto per spostare il Sinigaglia. La sicurezza deve essere gestita, in modo che città e stadio possano convivere».

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