«Como è messa male
Lo stop agli esami
duro ma necessario»

Il direttore generale della sanità lombarda spiega che non c’erano alternative al lockdown sanitario. «Sono preoccupato, la curva per giorni salirà ancora»

È scattato il lockdown sanitario, tutti gli ospedali pubblici di Como e provincia per riuscire a fronteggiare il Covid hanno disposto il blocco delle visite e degli esami salvo le urgenze e le ricette che prescrivo esami da effettuare entro dieci giorni. Vengono seguiti malati oncologici, donne in gravidanza, pazienti in dialisi e in radioterapia mentre tutto il resto viene cancellato fino a data da destinarsi.

Visite ed esami sospesi

«L’indirizzo della Regione è sempre stato tenere aperti gli ospedali per curare anche le patologie non Covid – spiega Marco Trivelli, direttore generale della sanità lombarda – una posizione che ci è valsa molte critiche, anche da voci davvero autorevoli. Perché, a loro parere, non saremmo così stati in grado di gestire velocemente la grande massa di casi Covid. Ma la nostra più grande preoccupazione era non arrivare al lockdown sanitario per prestare attenzione a tutti i bisogni di cura. Adesso, però, la prospettiva non ce lo consente più. Ancora per diversi giorni la curva dei ricoveri salirà, rischiamo di venire soverchiati ed è quindi necessario chiudere temporaneamente quelle attività che possono essere contenute. Riapriremo appena possibile».

La durata del blocco delle non urgenze è quindi limitata ma l’andamento della pandemia non sembra avere una durata breve. L’inverno è lungo. «Temo che il Covid durerà ancora tanto tempo – spiega Trivelli, comasco d’adozione – noi speriamo in una flessione dei contagi dovuta ai frutti delle misure di contenimento messe in atto per riuscire ad erogare più prestazioni. Un calo della pandemia potrebbe rendere meno invasive le ricadute del Covid su tutto il sistema sanitario».

L’indirizzo regionale che ha portato alla cancellazione di tutte le visite e gli esami differibili e programmabili, da fare entro 30, 60 o 120 giorni, non è un’imposizione e vale per tutto il sistema pubblico in ogni provincia. Bisogna recuperare energie e personale per la lotta al Covid. Certo Como, Varese e Monza preoccupano più che altri territori. «Sicuramente, Como è una delle province più colpite dalla seconda ondata – dice Trivelli – attenzione anche a Brescia che sta risalendo. Sono preoccupato. Preoccupato per i 9mila pazienti Covid lombardi sui letti degli ospedali. Ma anche per i 16mila malati non Covid curati nei presidi sanitari e per le persone che dovessero avere dei nuovi bisogni di cura. È vero che i contagi iniziano a dare segnali di diminuzione, ma la discesa dei ricoveri no, se avviene questo accade dopo, in un secondo momento. Dunque dobbiamo essere accorti». Chi ha in mano una ricetta non breve e non urgente dovrà, quando sarà possibile, prenotare di nuovo visita ed esami presso gli ospedali e gli ambulatori dell’Asst Lariana. Al Sant’Anna come al Sant’Antonio Abate di Cantù, a Menaggio come a Mariano.

La scelta di Varese

Nulla vieta però di cercare un posto negli ospedali privati e accreditati, tramite ricetta o, magari, a pagamento. «È un’illusione pensare che gli accreditati non vengano toccati – spiega il direttore generale alla sanità lombarda – la pandemia non ha confini, la marea sta salendo purtroppo e tocca a tutti fare la propria parte». Tra i territori vicini più colpiti dalla pandemia anche Monza ha fatto la stessa scelta con lo stop alle prestazioni salvo urgenze. Per il momento invece Varese ancora no.

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