Como: «Il centro è deserto,
subito la zona gialla»
Negozi: meno 80%

Shopping di Natale quasi azzerato anche ieri. Tra crisi economica, divieto di uscire dal Comune e clima. Confcommercio: «C’è preoccupazione e non si spende»

Una domenica deserta in città: scarsissime le presenze nei negozi e i commercianti sempre più guardano alla zona gialla come unico spiraglio. Perché così Como potrà accogliere anche persone fuori dai suoi confini e in primis i visitatori più desiderati, gli svizzeri.

Ma anche perché si potranno riaprire, pur con le limitazioni di orari, gli esercizi pubblici. La loro assenza, o comunque il loro funzionare solo con asporto e domicilio, si avverte tantissimo anche sulle altre attività cittadine: è un richiamo che viene meno. I conti sono cupi come il meteo del weekend appena trascorso: cali anche dell’80%, che fanno temere per il futuro. Eppure all’amarezza fa da contraltare il coraggio. «Quanti chiuderanno con il nuovo anno? – osserva il direttore di Confcommercio Como Graziano Monetti - Purtroppo in tanti lo stanno dicendo, poi farlo è un’altra cosa, perché c’è la passione per il proprio lavoro. Certo si sentono grandissima sofferenza e incertezza sul futuro. Anche chi non vede l’ora che si diventi zona gialla per riaprire, si chiede in che condizione ciò avverrà. Una boccata di ossigeno, ma non risolverà la situazione».

Secondo Monetti, il fattore più negativo di questi giorni non è in effetti il clima rigido che non induceva a passeggiare in centro, quanto piuttosto la limitazione agli spostamenti che comporta la zona arancione. «Il problema maggiore – dice – è proprio che mancano gli svizzeri». Quelli che accorrono a godersi Como e il suo shopping di qualità e conveniente e adesso non possono entrare, se non per motivi di lavoro. Con la zona gialla (secondo il governatore Fontana scatterà l’11 dicembre), se non si affacceranno altre sorprese, il loro ritorno dovrebbe avvenire e portare sollievo.

Tante incognite

Poi ha influito un doppio clima, per così dire. «Un meteo simile non favorisce la voglia di uscire nemmeno in condizioni normali – premette il direttore – Ma, ed è una mia riflessione, c’è anche un clima psicologico che non siamo abituati a vedere, questo scossone per tutti che si preparano a un Natale un po’ triste. Questo influisce e così tarda la voglia di fare shopping, di comprare regali».

Ulteriore aspetto che non ha fatto accorrere verso le vetrine carichi di volontà di fare acquisti è la situazione economica. Il potere di acquisto è peggiorato con i mesi alle spalle, e non solo: «C’è la grande incognita sul futuro per il posto di lavoro, quindi anche chi ha qualcosina da parte ci pensa prima di spendere».

Attesa per l’addio all’arancione

Tuttavia, non ci si vuole arrendere. La zona gialla significa aprire anche bar e ristoranti: «Crea molta più animazione e sblocca il discorso del trasferimento tra Comuni. Fino al 20 dicembre dovrebbe crearsi una situazione più agevole». Fino a quando, insomma, non scatteranno le nuove restrizioni.

In questo contesto buio, i commercianti tengono duro. A decidere di fermarsi per sempre potrebbero forse essere «quelli che sono vicini alla pensione e i cui figli hanno scelto un’altra strada».

I bar e i ristoranti, per la prolungata chiusura e gli orari contenuti anche nel periodo precedente, sono quelli che hanno sofferto di più. «Tra l’altro, i rifornimenti li hanno fatti, pensiamo alle cantine con vini anche importanti nella ristorazione». Senza contare quelli del fresco, che si devono effettuare, tra grandi difficoltà e spesso alla cieca, per cui in modo abbastanza limitato, perché può accadere che quel giorno arrivino pochissimi ordini.

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