Como: il dormitorio?
Sonni profondi
dopo le promesse

A cinque mesi dal voto in aula, è tutto fermo. Dubbi sui costi per riqualificare un immobile pubblico. E continuano i bivacchi all'ex chiesa di San Francesco

Niente da fare. Dopo cinque mesi dall’approvazione della mozione, il Comune non ha ancora individuato una struttura adeguata per ospitare il nuovo dormitorio permanente cittadino. L’ha confermato in consiglio comunale il primo cittadino Mario Landriscina, sottolineando come, circa la disponibilità di locali, sia arrivata solo la proposta dell’ex San Martino. Una proposta considerata troppo generica e, visti i possibili costi, esclusa a priori dal primo cittadino.

A questo proposito, mercoledì scorso si è tenuto un incontro con le realtà che erano state chiamate a raccolta a ottobre proprio dal sindaco. Sedute attorno al tavolo, un nutrito gruppo di persone, fra rappresentanti di associazioni ed enti del territorio. Dalla riunione, è emerso come le organizzazioni non abbiano uno spazio da mettere a disposizione in grado d’ospitare il futuro dormitorio. In teoria, una volta appurato che da parte dei privati non ci sono immobili disponibili all’uso, la palla dovrebbe ripassare nelle mani del Comune. La gestione, pur non sottovalutando le spese previste, non è considerata un grosso ostacolo, vista anche la presenza in città di un mondo associativo strutturato. Discorso diverso riguarda la parte economica e il reperimento delle risorse, in particolare l’eventuale ristrutturazione di un immobile pubblico. Le associazioni che parteciperanno al prossimo incontro, come sottolineato dal sindaco, specificheranno cosa potranno mettere a disposizione in termini di risorse umane ed economiche.

Percorso di riscatto

Pur non avendo ancora individuato il luogo, in linea generale si è parlato di una struttura accessibile da chi, in stato di bisogno, decidesse di cominciare un percorso rispettoso delle regole. Non solo assistenzialismo, ma una prospettiva di riscatto sociale.

E continuano, all’interno del mondo diocesano i sondaggi per capire la disponibilità di locali, anche da parte delle parrocchie, sia per ospitare il tendone ora attivo al cardinal Ferrari, sia per progetti d’accoglienza diffusa. Visti i bivacchi continui sotto San Francesco, la richiesta di un nuovo dormitorio permanente era stata espressa da una mozione approvata a maggioranza e presentata dalle consigliere Barbara Minghetti (Svolta Civica), Patrizia Lissi (Pd) e Patrizia Maesani (gruppo misto, dimessasi a settembre). Passò anche l’emendamento di Ada Mantovani (gruppo misto), in cui si apriva alla possibilità di reperire l’immobile anche fra le strutture private e non solo guardando a quelli di proprietà comunale.

L’ateneo

Fra le prime strutture indicate come possibile sede per l’accoglienza dei senza dimora c’era la residenza Santa Teresa. Ma, sempre a luglio, con il collegio al centro del dibattito pubblico, l’Insubria decise di non riconsegnare le chiavi, come invece era stato comunicato a inizio anno. L’obiettivo dell’ateneo è ottenere una concessione lunga dal Comune e indirizzare lo stabile a un probabile futuro utilizzo didattico: non più, quindi, una residenza universitaria. Un cambio d’idea maldigerito da molti, che lo videro come un assist all’amministrazione in un momento politico complicato e non un vero interesse da parte dell’ateneo (posizione smentita seccamente dal prorettore Stefano Serra Capizzano).

Al momento, a distanza di cinque mesi, non sono stati ancora comunicati passi avanti.

© RIPRODUZIONE RISERVATA