Como: maturità e Covid
«Il nostro esame dietro il plexiglas»

Ieri il debutto del maxi-colloquio a distanza. Ma la tensione e la gioia finale sono quelle di sempre

«Siamo diversi dagli altri». Uno studente del Setificio sintetizza benissimo qual è il sentire di tanti studenti lariani ieri alle prese con la maturità.

Del resto, fra mascherine, percorsi dedicati, misurazione della temperatura e banchi distanziati, disposti anche in palestra e aula magna, è impossibile non rendersi conto dell’eccezionalità del momento. Ma, nonostante il “maxi colloquio” sia una sorta di surrogato rispetto alla prova originale, la preoccupazione, la tensione e poi la gioia sul viso dei ragazzi sono le stesse. E, da questo punto di vista, tornare a scuola, anche solo per un’ora, è stato fondamentale.

Da Cauchy a Zanzotto

Margherita Recchia, iscritti all’indirizzo scientifico del Volta, è stata la prima della scuola a finire la prova. «L’ansia? Prima di entrare si sentiva. Poi, una volta cominciato, è andato tutto liscio. Il mio elaborato verteva sui problemi di Cauchy, sono partita da quello. In Italiano, invece, mi è stato chiesto il poeta Andrea Zanzotto. Ho parlato anche dell’incontro con l’altro, inteso sia come una persona fisica, sia come mondo esterno. In totale, il colloquio è durato un’ora abbondante». spetta il suo turno fuori dal liceo di via Cesare Cantù Samuele Grassotti, prima di sottoporsi alla misurazione della temperatura, alla disinfezione delle mani e alla consegna dell’autocertificazione.

«Come sono andati i mesi precedenti? – racconta - Ma, complessivamente bene, anche se il tempo non è stato tantissimo e in classe ci siamo rimasti purtroppo poco. Però, i professori ci sono venuti incontro. Ieri ero chiaramente agitato, sentivo la tensione nello stomaco. Non solo, avvertivo anche un pizzico di malinconia, perché tutto sta finendo. Ho preparato il mio elaborato sul poeta greco Archiloco».

I mesi lontani da scuola non sono stati semplici: «Per quanto riguarda la didattica a distanza – continua Samuele – i professori si sono adeguati subito, limitando i danni riscontrati magari invece altrove. Per quanto mi riguarda, mi mancava parecchio il rapporto con i miei compagni. Se dovessi, invece, scegliere un aspetto positivo... mi svegliavo un’ora dopo».

Nessun accompagnatore

Poiché a scuola non è ammesso più d’un accompagnatore, alcuni “maturati” incontrano i propri compagni al bar, appena finito l’esame. Come, per esempio, Martina Maddalena, iscritta al Pessina, seduta al tavolo con le sue amiche.

«Penso sia andata bene – confida – Come sono stati questi mesi? Ho passato molto tempo a casa a studiare. Cosa mi è mancato della scuola? Avrei voluto rivedere i miei compagni. Ora credo proprio mi riposerò un pochino e poi cercherò lavoro».

Al Setificio, invece, attorno a mezzogiorno, David Gigliotti esce dalla porta della sua scuola superiore esultando. A bordo strada, due amici lo aspettano. «Contento? Tantissimo. Non vedevo davvero l’ora di “levarmi” l’esame di torno. Credo d’essermela cavata, anche se su alcuni argomenti ho un pochino “tentennato”, ma i professori non mi hanno messo in difficoltà. Mi ha preso molto l’elaborato: essendo iscritto a grafica, si trattava della promozione di un convegno sulle “fake news”. Successivamente, mi hanno mostrato un manifesto di Toulouse Lautrec: a quel punto, ho parlato d’inglese e storia dell’arte». L’orale si è concluso con il “Pcto”, l’ex alternanza scuola lavoro, durante il quale David ha raccontato il suo soddisfacente stage a Nodo Libri. «Sono stati mesi in cui avvertivo parecchio la tensione – aggiunge – ieri notte, per esempio, non ho chiuso occhio. Però è andata, ed è quello che conta».

Eva Catizone, invece, è pronta per entrare. «Adesso tocca a me – dice fuori dalla porta dell’istituto – la preparazione è andata abbastanza bene. Dormito? Sì, anche se un po’ meno rispetto al solito. Non so se è un bene o un male essere già oggi, il primo giorno. Dipende da come andrà».

Samuele Brambilla è entrato alle 10.50 ed è uscito dopo un’ora abbondante. «Ma il tempo è volato, davvero – conclude – alla fine, credo che questo maxi orale non sia così male. Serve per mettere un punto e guardare oltre. Ora mi godo l’estate, per quanto possibile. Saremo ricordati nei libri di storia? Sì, lo so. Siamo diversi dagli altri».

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