
(Foto di archivio)
La sentenza Cancellati gli 8 anni di carcere a un educatore per presunti abusi su bimba di 5 anni. Accolto il ricorso della difesa, adesso il fascicolo torna davanti ai giudici della corte d’Appello
La Corte di Cassazione ha annullato la maxi condanna inflitta in primo e in secondo grado a un educatore in servizio - all’epoca dei fatti - in città alla Cooperativa Il Manto e condannato a 8 anni per violenza sessuale su una bimba. Il fascicolo torna indietro ai giudici di Appello di Milano che dovranno rifare il processo per violenza sessuale.
Il tutto per una vicenda i cui fatti risalgono ormai a otto anni fa.
In attesa che le motivazioni della sentenza siano pubblicate e si capisca il motivo dell’annullamento della doppia condanna, possiamo solo provare a ricostruire un’indagine complessa e delicata. Iniziata nell’estate 2017 quando la mamma di una bimba di 5 anni, la quale aveva frequentato il campo estivo oganizzato dalla cooperativa Il Manto presso la Cometa, raccoglie alcune confidenze allarmanti da parte della figlia.
La bimba, ha raccontato la donna durante il processo, avrebbe tenuto durante le vacanze dopo il campo estivo comportamenti diversi dal solito e, indagando, la madre avrebbe scoperto di asseriti atteggiamenti poco consoni da parte di uno degli educatori, Luca Gaudino, 69 anni monzese.
La donna ha quindi raccontato i sospetti al marito per poi rivolgersi ai carabinieri. Ne è nata un’indagine particolarmente difficile e delicata, il cui culmine è stata la consulenza che l’esperto - nominato dalla Procura - ha fatto sulla capacità della bimba di testimoniare, ma anche sull’esistenza reale o meno delle asserite violenze.
I giudici, nell’emettere la sentenza di condanna a 8 anni, avevano anche raccolto la testimonianza di un gruppo di educatori e insegnanti di una scuola media piemontese dove l’imputato aveva lavorato in passato, e dove avrebbe tenuto - a loro giudizio - comportamenti sospetti nei confronti degli alunni, e recepito in pieno la consulenza della Procura sulla bimba presunta vittima delle molestie sessuali, nonché l’incidente probatorio nel quale la bambina ha risposto alle domande del giudice.
Dal canto sui l’imputato si è sempre professato innocente. E così la difesa - sostenuta dall’avvocato Aldo Turconi - ha presentato un lunghissimo ricorso alla corte di Cassazione.
Uno dei motivi principali del ricorso riguarda l’operato del consulente Pubblico ministero, incaricato di accertare la capacità a testimoniare della bambina, ma le cui conclusioni sono andate oltre fornendo lui un patentino di attendibilità delle dichiarazioni della presunta vittima. Inoltre, sempre secondo la difesa, lo stesso consulente avrebbe violato le regole della Carta di Noto, che sanciscono le modalità di colloqui con minori sospette vittime di violenze sessuali, suggerendo «gravissime suggestioni» sempre a detta della difesa. Lo stesso avvocato dell’imputato ha anche più volte denunciato la cancellazione del video che ha ripreso la conversazione tra il consulente e la bambina.
Per quale motivo la Cassazione abbia annullato la condanna non è dato saperlo, al momento. Di certo il processo d’Appello va rifatto da capo.
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