Coppia di trentenni a processo: «Violenze sulla figlia degli amici»

In Tribunale Ragazza di 14 anni affidata ai due per motivi didatticiavrebbe subito abusie assunto stupefacenti

I genitori avevano affidato la figlia di appena 14 anni ad una coppia di amici di famiglia – lui di 33 anni, lei di 32 – chiedendo di aiutarla a fare i compiti, ma anche di instaurare un rapporto di vicinanza e fiducia per aiutarla a risolvere alcune problematiche comportamentali che papà e mamma avevano riscontrato nella ragazzina.

La piega presa da questa storia è stata tuttavia ben diversa, tanto da arrivare ad aprire un fascicolo penale per violenza sessuale con anche l’ipotesi di reato di aver indotto la minore ad assumere sostanze stupefacenti, per la precisione marijuana. Questa è la ricostruzione fatta dalla Procura che ha fatto finire la coppia a processo - la prima udienza si è aperta ieri mattina in Tribunale di fronte ai giudici del Collegio di Como - con l’accusa di violenza sessuale aggravata.

L’indagine era nata anni fa, nel mese di aprile del 2018, dopo la denuncia che era stata presentata dai genitori in seguito al racconto fatto proprio dalla figlia. Il procuratore Massimo Astori, titolare del fascicolo, ha poi raccolto elementi con il lavoro anche della squadra Mobile di Como, con sommarie informazioni, consulenze tecniche di psichiatri e psicologi, ma anche con audizioni protette e infine con un apposito incidente probatorio. Una attività che ha portato l’accusa a convincersi delle accuse sostenute e a chiedere pertanto il processo per i due fidanzati comaschi.

L’udienza, aperta ieri mattina, è poi stata rinviata al prossimo mese di aprile quando si entrerà nel merito della vicenda.

La difesa, dal canto suo, contesta tutta la ricostruzione fatta fino ad oggi dalla pubblica accusa.

Tornando a quelle che sono al momento le ipotesi di reato, che fanno riferimento a fatti avvenuti tra il novembre del 2017 e il febbraio del 2018, gli amici di famiglia, cui la minore (che all’inizio di questa storia aveva appena 14 anni) era stata affidata per ragioni di «vigilanza, custodia e istruzione», oltre che di «educazione», sarebbe stata indotta dalla coppia di fidanzati a compiere atti sessuali completi in almeno una decina di occasioni (con la presenza contemporanea sia dell’uomo sia della donna), ad usare oggetti erotici e a vestirsi in modo succinto, venendo anche spinta al consumo di sostanze stupefacenti (marijuana) il tutto abusando del ruolo che era stato loro affidato dai genitori che avevano consegnato la figlia chiedendo di aiutarla.

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