Coronavirus: #Comousciamodicasa
“Yes we work”:Il tam tam social
delle imprese lariane

Dal video di Confindustria Como agli appelli di Confcommercio e Confartigianato. Frangi: «Politica e istituzioni potevano fare meglio»

Il messaggio della Como che produce, corre sui social. Le associazioni di impresa mettono in evidenza l’operosità continua. Un concetto ribadito ieri anche dalla prima a dover rinunciare alla propria assemblea, Confcooperative Insubria: «Qui si rischia il virus della sfiducia» ha detto il presidente Mauro Frangi rievocando una battuta del sindaco di Milano Beppe Sala.

Ciascuno ha puntato sul proprio stile, il proprio mezzo, mentre uscivano note unitarie di associazioni e sindacati.

I messaggi

Confindustria Como ha scandito il messaggio con un video, che accosta il fascino del lago al lavoro incessante nelle imprese comasche. «Ci sono tanti modi per raccontare il Coronavirus – si dice –Noi abbiamo scelto questo. Como non si ferma, le aziende non si fermano. Noi siamo più forti, yes we work». Niente panico, collaboriamo e guardiamo avanti, la raccomandazione finale. Gli stessi concetti ribaditi in questi giorni dal presidente, Aram Manoukian.

Sui social network anche Confcommercio Como ha ribadito il lavoro che prosegue. Nel momento così delicato per l’economia, «è necessario provare a ripartire con energia e rinnovato vigore. Occorrono messaggi positivi e rassicuranti». Come quello in italiano e inglese della Camera di commercio di Como e Lecco, che invita a «venire serenamente sul lago… Vi aspettiamo con i paesaggi, le ville, i colori e i sapori di un territorio definito un mondo unico al mondo». Narrazioni e slogan che vogliono raggiungere tutti, mentre si lavora per far accogliere – sottolinea il presidente Giovanni Ciceri – alle richieste già formulate a favore delle imprese e a questo proposito ci sarà una conferenza stampa, appena possibile.

https://www.laprovinciadicomo.it/videos/video/comoriparte_1044627_44/

Anche Confartigianato Como ha diffuso il suo manifesto: «Ci hanno allarmati, terrorizzati, e adesso? Torniamo alla vita di tutti i giorni, con attenzione e usando precauzioni, ma ricominciamo a vivere». Ciò significa – rimarca - andare dal parrucchiere e nei centri benessere, in pasticceria, sartoria, dai mobilieri. Dagli stessi negozi, che danno lavoro agli artigiani. Un circolo virtuoso che ciascuno può preservare.

Il dibattito

Intanto Confcooperative domani non potrà tenere l’assemblea. Mauro Frangi non nasconde le critiche: «La politica e le istituzioni potevano gestire meglio tante cose. Messaggi contrastanti non aiutano la consapevolezza delle persone. Se - secondo me giustamente - fermi la Lombardia non puoi dire un giorno che è poco più di un’influenza e il giorno dopo fare le dirette con la mascherina. Non ti capisce più nessuno. E nessuno ti crede più».

Ma va oltre, continuare con i provvedimenti restrittivi, come ha indicato la comunità scientifica, è l’unica cosa da fare: «Sento sempre più spesso dire: “si sta esagerando”. Potrei aggiungermi al coro elencando le enormi difficoltà delle imprese cooperative, dei loro soci e dei loro lavoratori. Servizi chiusi. Perdita di commesse. Il nostro mondo spazia dalla scuola, ai servizi socio sanitari, dalla cultura alle agenzie di viaggio. Dove la relazione conta. Qualcuno avvertiva del rischio che la “quarantena fisica” diventi “quarantena della fiducia”. Serve più realismo da parte di tutti».

Il tema dell’assemblea era “costruttori di bene comune”. «Stiamo capendo che la salute è un bene comune – dice Frangi - Ma i beni comuni si preservano solo se si costruisce una convergenza di azioni e di scelte». Anche perché le sfide si riproporranno: «La società civile e il mondo dell’impresa devono imparare da questa esperienza che con “rischi” di questo tipo saremo chiamati a convivere sempre più frequentemente. Imparare a mettere in relazione un virus con gli altri fenomeni che il nostro modello di sviluppo ha generato. Dalla globalizzazione al cambiamento climatico».

Ben vengano video e altre iniziative: «Ma poi bisogna tutti insieme lavorare a costruire un clima di fiducia e di coesione che diano davvero la spinta necessaria».

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