Covid, la denuncia
«Test rapidi venduti anche dai tabaccai»

I farmacisti scrivono all’Ats: gravi irregolarità - «Le persone positive devono essere sempre segnalate - Ma il tracciamento salta se l’esame si fa in autonomia»

Test rapidi in vendita anche in tabaccheria, FederFarma chiede l’intervento delle autorità, ma tra tamponi e sierologici è una giungla.

L’associazione comasca che rappresenta i titolari delle farmacie segnala la libera compravendita dei test veloci per il Covid in esercizi commerciali che non dovrebbero trattare questi strumenti. L’Ats Insubria ha richiamato alcune strutture e cliniche private che non trasmettono i dati delle positività. È chiaro: chi risulta positivo deve isolarsi e fare il tampone tradizionale.

«Intanto abbiamo notizia che alcuni tamponi veloci e alcuni test rapidi sierologici in circolazione non hanno la certificazione – spiega Attilio Marcantonio, presidente di FederFarma Como – e dunque non sono attendibili. Sappiamo inoltre con certezza che alcuni esercizi commerciali, tabaccherie e ferramenta, li vendono al pubblico. Abbiamo chiesto controlli anche tramite il nostro ufficio legale e speriamo che i Nas, come avvenuto in altri territori, facciano dei sopralluoghi. Solo venerdì in Regione Lombardia come farmacie abbiamo chiesto di attrezzarci anche noi per la vendita al pubblico dei tamponi veloci». Con infermieri che somministrino i test sul posto. Le farmacie cittadine, per esempio quella di via Leoni, si dicono interessate e pronte a vendere i tamponi rapidi. Questa però resta un’ipotesi. La certezza, fatti i dovuti controlli, è che un tabaccheria comasca vende un sierologico rapido a 22 euro.

«La vendita dei test Covid non è ammessa in Lombardia – dice Giuseppe De Filippis, presidente dell’Ordine dei farmacisti di Como – le farmacie possono venderli solo ai medici e ai sanitari, non le tabaccherie».

«I test veloci sono sempre più diffusi – spiega Giancarlo Grisetti, segretario provinciale della federazione dei medici di medicina generale –. Ha senso che vengano venduti nelle strutture sanitarie e nelle farmacie. In più molti non sono validati e sono poco sensibili». Risultano molti falsi negativi. Infatti per le quarantene e gli obblighi legali, circolari alla mano, il faro principale resta il tampone da spedire in laboratorio per un’accurata analisi. «Inizialmente c’era la necessità di rendere più fruibili i test Covid alla popolazione – ragiona Paolo Godina, direttore del centro Cab Polidiagnstico presente nel Lecchese e nel Comasco – ma all’epoca della prima ondata vigeva di fatto un divieto assoluto in Lombardia per qualsiasi esame rapido o molecolare che non fosse eseguito dalla sanità pubblica. La Regione ha poi cercato di fare dei passi avanti per rendere più efficaci i tracciamenti ed ha concesso alcune libertà. Ora però una lunga serie di figure più o meno professionali offrono sia i tamponi rapidi antigenici che i test sierologici veloci. L’impressione è che questo tema sia progressivamente scappato di mano».

Una distinzione. Il tampone tradizionale è un cottonfioc che raccoglie le mucose del naso e della gola e che attraverso un’analisi di laboratorio individua con buona certezza la presenza o meno del virus. Il tampone veloce con lo stesso cottonfioc in venti minuti senza laboratori e con una sensibilità inferiore segnala sempre la positività al virus. Il test sierologico con un prelievo del sangue ci dice se in passato il soggetto ha sviluppato degli anticorpi per contrastare il Covid. Il sierologico rapido con una minore affidabilità e una goccia di sangue in pochi minuti segnala la presenza di anticorpi contro il virus.

© RIPRODUZIONE RISERVATA