Croce Rossa di Como, via libera al concordato: pagata meno della metà dei debiti

La sentenza Il Tribunale salva il Comitato di Como dell’associazione: accolto il piano di rientro. Il commissario tranquillizza i giudici dopo la perdita di servizi e della convenzione con il 118

Il Comitato di Como della Croce Rossa è salvo. I giudici hanno omologato il concordato minore proposto dall’associazione per far fronte ai quasi 8 milioni di euro di debiti accumulati - soprattutto - all’epoca della gestione dell’associazione da parte di Matteo Fois. La Cri comasca - che comprende oltre la sede di via Italia Libera anche quella di San Fedele Intelvi e di Lipomo - si salverà e potrà continuare la propria attività dovendo restituire meno della metà dei debiti.

«Il piano - si legge nella sentenza del Tribunale di Como - non appare manifestamente inidoneo a raggiungere gli obiettivi prefissati» e consente «al contempo la prosecuzione dell’attività istituzionale della Croce Rossa e il mantenimento dei livelli occupazionali». Non propriamente una manifestazione di giubilo, da parte del giudice, ma quel che conta è che il Comitato cittadino è riuscito nel suo intento. E ci è riuscito nonostante nell’ultimo anno abbia perso convenzioni (come quella con Areu per la Valle d’Intelvi), rinunciato a servizi, disdetto unilateralmente accordi con enti pubblici (tra cui il Comune di Como) e case di riposo (vedi la Ca’ d’industria) che avevano fatto temere per la tenuta del piano concordatario stesso.

Le rassicurazioni

In realtà il commissario Alberto Piacentini, negli ultimi mesi, ha fornito tutta una serie di rassicurazioni al Tribunale sulla preoccupazione - peraltro sottolineata da un creditore - che la fine di servizi quali l’assistenza al Giro d’Italia da parte delle ambulanze di Lipomo, la perdita della convenzione con Areu a San Fedele Intelvi e l’addio ad alcuni servizi per la Ca’ d’Industria, diversi Comuni e Asst Lariana sul trasporto sangue, potessero incidere sul piano di rientro presentato dalla Croce Rossa.

In tutti quei casi il commissario ha garantito che quei servizi non erano stati conteggiati nel calcolo complessivo del cosiddetto cash flow, ovvero degli incassi stimati da qui al 2028 (in totale 240mila euro) indispensabili per il raggiungimento dell’attivo concordatario di 3,1 milioni di euro.

I conti

Certo è che i guai economici della Croce Rossa sono costati caro a fornitori, artigiani, società che negli anni passati hanno fatto credito al Comitato comasco. A parte alcuni conti privilegiati - le banche con i loro crediti ipotecari innanzitutto, quindi i dipendenti - per i quali è garantito il rientro integrale dei propri soldi, tutti gli altri creditori avranno indietro percentuali irrisorie: agli artigiani solo il 12%, per i crediti previdenziali meno dell’11%, per oltre un milione di euro di debiti con il fisco sarà restituito allo Stato meno del 10%.

A garantire la restituzione di 3,1 milioni su quasi 8 milioni la cessione dell’immobile di Lipomo, che sarà comprato dal Comitato nazionale, la cessione dei terreni di San Fedele Intelvi al Comune, la previsione del recupero di circa un terzo dei crediti e infine i 240mila euro di cash flow.

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