Gli ex colleghi di Croce Rossa contro Fois: «Le sue parole? Tanta amarezza»

Il caso Poche le voci a favore dell’ex presidente del comitato Cri di Como finito a processo. Il numero uno lombardo: «Confido nella giustizia». L’ex commissario: «Una solenne risata»

Como

Le parole scelte dall’ex presidente della Croce Rossa di Como hanno scosso il mondo dei soccorritori e dei volontari. Rotto il silenzio, Matteo Fois ha parlato, su La Provincia di ieri, di «invidie» provate da altri vicini comitati, in un contesto che non ha permesso alla sede di Como e Lipomo di rimanere a galla.

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L’ex presidente ha dato colpa alle azioni legali mosse dai vertici regionali, all’arrivo del Covid, ha respinto le accuse di appropriazione indebita sicuro che i giudici gli daranno ragione. Eppure in quegli anni i debiti accumulati sono arrivati a più di otto milioni.

Le posizioni

«Infatti mi spiace si dia spazio ancora a certi personaggi radiati dalla Croce Rossa – commenta Maurizio Bonomi, presidente della Croce Rossa italiana in Lombardia –. In questo momento comunque è in corso un processo nei confronti dell’ex presidente, confidiamo nella giustizia. Quel che posso dire è che i comitati territoriali che all’epoca avevano firmato dei decreti ingiuntivi nei confronti di Como erano responsabili dei loro bilanci e dei loro associati. Non credo abbiano fatto nulla di male se non chiedere ciò che spettava loro». Fois si è riferito in particolare al comitato di Cantù. Giuseppe Griffini, allora responsabile dei soccorritori canturini, oggi si limita a sorridere a «lasciarlo parlare». Nessun commento neppure da Wilma Proserpio per la Croce rossa di Montorfano, altra realtà con cui i comaschi erano ai ferri corti. Attende con fiducia l’operato della magistratura Paolo Rusconi dal comitato di Lomazzo. Molte accuse mosse a Fois potrebbero però cadere nel nulla.

«Le parole di Fois? Le ho lette, e posso dire di essermi fatto una solenne risata – aggiunge Paolo Russo, già commissario a Como dopo una lunga esperienza tra i soccorritori –, da volontario però resto molto amareggiato. Come credo siano ancora amareggiati i tanti fornitori che alla luce del fallimento del comitato di Como sono rimasti con la bocca asciutta. Come pure tanti dipendenti che hanno perso il lavoro e tanti soccorritori che si sono allontanati dal capoluogo. Anche io confido che la giustizia faccia davvero il suo corso».

Una frangia di soccorritori ed ex volontari, pur senza troppo esporsi, ha però nostalgia degli anni trascorsi a Como, quando Fois sognava in grande, tra nuove sedi da inaugurare e tante assunzioni. «Se avessimo continuato a lavorare il comitato avrebbe saldato i debiti – dice Michele Di Donfrancesco - Secondo me ha ragione, Fois dice la verità». Altri invece scuotono la testa. «Dopo 28 anni spesi in Croce Rossa spiace – dice Silvio Balzarini – spiace per i lavoratori licenziati che hanno perso il posto, per i volontari che si sono allontanati, per una situazione divenuta imbarazzante e dalla quale è difficile ancora oggi uscirne. Auguro a Como un futuro migliore, ma lo spirito crocerossino si è ormai in parte perduto».

«Sotto gli occhi di tutti»

«Io di anni in Croce Rossa ne ho passati da volontaria quasi 40 – dice Luciana Spalla, storica sostenitrice della Croce Rossa di Como – ma di recente mi sono allontanata, preferendo aiutare il Comitato Basso Lario, un gruppo più serio e sereno. Comprendo la voglia di Como di promuovere tante iniziative, di sognare in grande. I risultati però sono sotto agli occhi di tutti. Ci ho messo tanto cuore, ma ormai quella non è più la mia Croce Rossa».

L’attuale presidente del Comitato di Como Paolo Beretta invece ha preferito non commentare.

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