(Foto di archivio)
La storia Una comasca racconta la vicenda della figlia, vittima di intimidazioni e offese da parte dell’ex compagno
Anni di insulti, minacce, tradimenti, con due bambini da crescere e la nonna a resistere alle violenze dell’ex compagno.
Antonia, un nome di fantasia, si è rivolta a La Provincia per raccontare una storia di brutalità e sopraffazione vissuta dalla figlia, madre di un bambino e ora in attesa della seconda figlia.
«Quando ha scoperto che il compagno aveva un’altra se n’è andata – racconta Antonia – salvo ricascarci una seconda volta perché, mi diceva, doveva fare un tentativo per suo figlio. Lui però come sempre l’ha sotterrata di parolacce, di offese, superando ogni limite e facendo sentire mia figlia brutta, debole e indifesa. Perciò è tornata ad abitare in città da me e da mio marito. Finché ci sarà lui di mezzo purtroppo sarà una guerra. Ogni tanto chiede di andare a prendere il bambino, ma spesso ci lascia a piedi, sbaglia, arriva imbottito e impresentabile, c’è poco da fidarsi. Ha un’altra compagna, altri figli, altre vite da rovinare».
Fare da scudo è una fatica, una sofferenza, asciugare le lacrime della figlia è una pena, all’opposto è una immensa gioia il sorriso che si accende d’improvviso sul volto del nipote. Questa travagliata storia è anche passata da un tribunale, per l’affido e gli alimenti che il padre dovrebbe al figlio, ma che non si sono quasi mai visti. Se ne è occupato un avvocato. Ma paure e timori sono sempre presenti, ancor più con una gravidanza da portare a termine.
«Quel che più fa male è la sua incredibile capacità di ammazzarti con le parole – racconta la nonna comasca –, di farti sentire una nullità. Ogni volta che lo incontro ci prova anche con me. Assicura che prima o poi ci butterà via, che ci verrà a prendere, che ci ridurrà a meno di zero, è bravo a farci salire l’ansia. Dice che la seconda figlia, presto in arrivo, sarà handicappata, che lui non la vuole. Con me però non funziona: io non ho paura, può dire tutto quello che vuole, ma io resto qua. Da me non passa, con noi bimbi e mamma sono al sicuro».
Già quando la donna e l’ex compagno erano ragazzini i genitori di lei avevano suggerito alla figlia di cambiare compagnia, senza sortire alcun effetto. E poi è arrivato il piccolo, le prime liti forti, la denuncia, l’avvocato: le cose sono precipitate in fretta.
Il nonno si è chiuso in un risentito dolore. Così la felicità cede spazio alla tristezza e risalire la china ogni mattina è uno sforzo, ma al contempo è un dovere per regalare un po’ di allegria al bimbo già nato e a quella in arrivo.
«In questi giorni tutti parlano e scrivono di lotta alla violenza sulle donne– racconta ancora nonna Antonia – sono semplice e non oso fare grandi ragionamenti. Però volevo dire alle donne, alle mamme come a mia figlia, che bisogna essere forti e che non bisogna lasciarsi sopraffare dalla paura, delle minacce, dalla brutalità. Soprattutto non bisogna mai pensare di essere sole. Non siamo mai soli. C’è la famiglia, ci sono gli affetti, gli amici. E anche quando ci sentiamo senza sostegno possiamo e anzi dobbiamo chiedere aiuto. Non dobbiamo permettere ad una persona violenta di trasformare una bella e serena vita in un vortice nero. Tanto più lo dobbiamo ai bambini, a mio nipote e alla prossima venuta. Loro hanno tutto il diritto di sorridere».
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