Da Como (con Casati) a Colonia: «Tornare? Qui è molto diverso...»

La storia Elisa Vallini, ricercatrice comasca oggi all’estero si racconta: «Non c’è persona che non mi nomini il professor Casati appena pronuncio la parola Como»

«È giusto fare un’esperienza all’estero, ma poi ti dovrebbe venirti voglia di tornare in Italia. Se però ti rendi conto che tutto funziona meglio all’estero, la voglia non ti viene... Questa è la fuga di cervelli, in sintesi». Elisa Vallini, 25 anni, ha frequentato il corso di laurea in Fisica, sia triennale che magistrale, a Como e attualmente è ricercatrice a Colonia, dove ha intenzione di rimanere anche per il dottorato.

Si è trasferita in Germania lo scorso novembre e ha già potuto notare le differenze tra le università straniere e quelle italiane, sia per quanto riguarda gli stipendi percepiti dai ricercatori, sia per quanto riguarda le agevolazioni per gli studenti e le strutture maggiormente all’avanguardia. Un paradosso, considerando che tutti riconoscono il prestigio dell’Insubria e del professor Giulio Casati, fisico comasco, che Elisa ha avuto come docente per un corso: «La mia ricerca riguarda quantum chaos, ambito della Fisica di cui Casati è stato il precursore – spiega Elisa -. Dopo l’esperienza dell’Erasmus in Belgio, a Leuven, e mentre sono qui a Colonia a lavorare, posso raccontare la differenza che c’è tra l’università di Como e queste realtà estere in quanto ad agevolazioni per gli studenti, finanziamenti per la ricerca, strutture... Di contro, la qualità della ricerca italiana è indiscussa e molto apprezzata all’estero: non c’è persona che non mi nomini il professor Casati appena pronuncio la parola Como. La mia preparazione, ricevuta dai professori comaschi, era totalmente adeguata e riconosciuta. Ci sono però una serie di problematiche che riguardano l’università italiana, rispetto a privilegi che all’estero si hanno. Ad esempio, per i mezzi di trasporto: qui a Colonia, se sei studente, puoi viaggiare nella regione senza pagare nulla. C’è anche la possibilità di avere sconti sulla pratica di alcune discipline sportive».

Inoltre, capitolo non di poco conto, è diverso lo stipendio percepito da un ricercatore: «Il compenso è molto più alto, quasi il doppio rispetto all’Italia, qui ci sono tanti fondi per la ricerca – dice Elisa -. A 25 anni ho sentito il bisogno di vivere da sola, ma da noi si fa fatica a essere indipendenti come studenti di dottorato. Qui mi sono trovata fin da subito bene, non ho intenzione di tornare per il momento».

La ricerca italiana, come detto, è molto valida e questo è riconosciuto all’estero: «A Como, ad esempio, c’è il “centro di sistemi non lineari e complessi”: io qui lavoro con persone del settore e tutti conoscono Como per questo centro. Io invece, da studente, non ne avevo percepito l’importanza». E aggiunge: «In Germania gli studenti che fanno la magistrale vengono integrati nel gruppo di ricerca e ricevono un piccolo stipendio per fare la tesi. Si viene subito inglobati in un contesto internazionale e quindi si ha già l’idea di come può essere un dottorato. Io ora ho un contratto fino a maggio, ma da subito mi hanno proposto di fare il dottorato qui, che durerà tre o quattro anni. Gli affitti non sono come a Milano, si riesce a trovare qualcosa e si vive senza problemi».

«Amo l’Italia - conclude Elisa - e non escludo di tornarci anche solo per cercare di cambiare le cose, ma sicuramente non adesso. Ho 25 anni e mi sento ancora nella posizione di poter fare qualcosa per gli studenti che verranno».

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