Danni nell’osteria dove lavorava. E il cuoco finisce sotto processo

Palazzo di giustizia Ci sono voluti ben 9 anni prima che l’imputato comparisse davanti al giudice per i vandalismi a un locale di via Foscolo

Il ristorante osteria “Zazà” era stato preso di mira. Al posto di dedicarsi solo ed esclusivamente a tapas, paella e cucina spagnola a due passi dal lago, in via Foscolo, doveva fare i conti con inspiegabili assalti notturni in rapida sequenza. Piante sradicate dai vasi, lanci di uova, scritte spray sui muri della facciata e sulle vetrine, telefonate anonime al gestore e pure gli addobbi natalizi strappati e scaraventati a terra. Una situazione di forte disagio e paura, anche per l’incolumità personale del gestore stesso e della propria famiglia.

Le indagini della procura di Como hanno però permesso di fare luce su quanto c’era dietro portando a processo di fronte al giudice monocratico l’ex cuoco del ristorante. Secondo la tesi dell’accusa infatti, l’uomo – un cinquantunenne spagnolo, Fidel Chumillas Herranz – riteneva il gestore responsabile per il proprio allontanamento dal locale, e per questo avrebbe voluto vendicarsi. Così, in quei giorni che dall’agosto del 2016 portarono al Natale, assoldando qualche complice – due hanno patteggiato, uno, Mattia Lecchi, 24 anni di Como, è finito pure lui in aula per un solo episodio – mise in scena questa lunga serie di attacchi con lo scopo di sfiancare la resistenza dell’osteria “Zazà”.

Tutto iniziò l’8 agosto del 2016 con un lancio di uova contro la facciata, poi il 10 agosto la stessa facciata del locale fu imbrattata con scritte con lo spray del tenore «infame» e «informatore della polizia». Il 17 agosto ancora un attacco con lo spray, poi il 6 settembre a venire danneggiate furono le fioriere del ristorante.

«Te la farò pagare»

Gli ultimi attacchi – inframmezzati da telefonate anonime notturne con esplicite minacce come «te la farà pagare» - furono sotto Natale, con gli addobbi strappati il 18 dicembre e, il 28 dicembre, minacce di un incendio del locale. L’italiano finito a processo – pare assoldato per soli 100 euro mentre si trovava in un locale vicino – in realtà si pentì subito, andando a raccontare alla polizia quello che aveva fatto. La sua posizione è comunque finita in aula al pari di quella del cuoco spagnolo: il pm ha chiesto la condanna per entrambi, il primo a 8 mesi e il secondo a un anno. L’udienza è poi stata rinviata ad aprile quando a parlare saranno le difese con gli avvocati Stefano Sonvico e Alfonso Sorrentini.

Le azioni erano anche state riprese da telecamere presenti nella zona. Tutti elementi che permisero agli inquirenti di chiudere il cerchio attorno ai sospettai che ora sono a processo anche se quasi sette anni dopo i fatti che vengono contestati. E il “Zazà”, nel frattempo, ha chiuso i battenti.

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