Ecco cosa dicono i bagnanti al Tempio Voltiano: «Servono altri cartelli e avvisi sonori»

Le opinioni Anche ieri tantissimi italiani e stranieri sulla lingua di sabbia. Non tutti notano la segnaletica . «Io l’ho vista ma non capivo il motivo»

Nonostante il divieto di balneazione e i frequenti avvertimenti sui pericoli che si corrono entrando nelle acque del lago, anche nel caldo pomeriggio di ieri numerosi turisti hanno deciso di fare il bagno nella zona del Tempio Voltiano.

Accanto ai bagnanti, i teli mare stesi a riva, le creme solari, un pallone e un ombrellone: così si presentava intorno alle 15 la piccola lingua di sabbia compresa fra il tempio e la foce del Cosia. La calura spinge i più a bagnarsi, poi qualcuno si immerge e inizia a nuotare dove il fondale non si vede più ed è impossibile rendersi conto di quanto l’acqua sia profonda.

Chiudere l’area

Due ragazze di nazionalità polacca, mentre si godono i raggi del sole, si dicono colpite dalle recenti notizie di cronaca riguardanti gli annegamenti (18 morti in venti mesi nelle acque del nostro lago): «Mi dispiace davvero - dice una di loro, Angelika Owcara - sembra impossibile morire così. Ho visto i cartelli recanti il divieto di balneazione ma non conosco bene le motivazioni di questo divieto. Tuttavia, visti gli epiloghi drammatici, forse sarebbe opportuno prevedere la chiusura totale dell’area». Yann Gouello, di nazionalità argentina ma residente in Francia, ammette di non essersi accorto dei cartelli posizionati sui due punti di accesso alla “spiaggia”: «Dovrebbero essere più grandi, forse. Mi pare che purtroppo le persone fatichino a percepire i pericoli di questo luogo. A me piacerebbe nuotare nel lago di Como e sto cercando un punto dove poterlo fare in sicurezza».

I punti balneabili a poca distanza dal centro città restano i lidi di Villa Olmo e Viale Geno, entrambi attrezzati e provvisti del servizio di salvamento. Altrimenti, è necessario spostarsi verso i paesi del lago dopo aver consultato l’elenco dei punti balneabili. Il dato che emerge, a giudicare dalle opinioni dei turisti stranieri, è la mancanza di consapevolezza rispetto al problema. «Ho visto il cartello - la testimonianza di Lanart Hoflond, olandese - ma continuavo a chiedermi il perché del divieto. Poi, mi è stato spiegato da una guardia ecologica che questo punto è particolarmente rischioso per via della profondità. Chi non sa nuotare, se decide di avventurarsi fin dove tocca, rischia di andare a fondo quasi senza accorgersene».

Il fondale, infatti, non degrada in modo graduale ma estremamente repentino. Se osservata dalla superficie, l’acqua è scura e non ci si orienta più. «Da fuori non ci si rende conto del pericolo - aggiunge la fidanzata del ragazzo, Mirjam Beens - noi siamo nuotatori esperti e conosciamo bene le regole di cautela da seguire quando si fa il bagno. Tuttavia qui le acque appaiono particolarmente insidiose e sarebbe utile qualche pannello informativo in più».

Le Guardie ecologiche

Per ora, ci si affida ai controlli del personale delle Guardie ecologiche comunali, che ieri hanno presidiato la zona dalle 13.30 in avanti richiamando chi entrava in acqua, e della Polizia locale, intervenuta con una pattuglia. «Quando siamo arrivati erano tutti dentro - dice Felice De Paoli, addetto Gev - poi grazie agli avvertimenti sono lentamente usciti dall’acqua. Il nostro compito è informare i turisti sulla scarsa salubrità delle acque, soprattutto in prossimità della foce del Cosia, e sui pericoli legati al grande sbalzo di profondità. Dobbiamo scongiurare che altre tragedie si ripetano». Anche una coppia di pensionati italiani esprime il suo rammarico per le morti nel lago: «Siamo costernati - dichiarano Gianella e Alberto Rusconi - bisogna fare assolutamente qualcosa. Al presidio delle forze dell’ordine devono aggiungersi più pannelli informativi e magari un segnale sonoro che ribadisca il divieto di balneazione».

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